Ci scrive una turista affezionata di Pantelleria e del Mursia Hotel, spaventata dal cambio di…
Zibibbo di Pantelleria nell’occhio del ciclone: una proposta concreta
08/10/2025Zibibbo di Pantelleria nell’occhio del ciclone: lo scandalo etichette false smaschera le fragilità del Disciplinare Doc.
Una proposta concreta per evitare altri scandali e abusi
L’isola di Pantelleria, gioiello enologico e Patrimonio UNESCO, è nuovamente al centro delle cronache per uno scandalo che mina la credibilità del suo prodotto simbolo: il vino Zibibbo. La recente denuncia da parte dei Carabinieri per la commercializzazione di circa 30.000 bottiglie di vino Dop Pantelleria Zibibbo ritenute false, prive di autorizzazione e certificazione, ha riacceso i riflettori su una vulnerabilità strutturale del sistema di tutela che l’ex amministrazione comunale, guidata dal sindaco Campo, aveva invano tentato di sanare tra il 2019 e il 2023.
I nodi insoluti: troppe denominazioni, pochi controlli
L’episodio, che coinvolge un’impresa straniera attiva nel commercio di decine di etichette di vino, è descritto da un osservatorio economico nazionale come “solo l’ultima piccola punta di un iceberg”. La vicenda mette in luce la facilità con cui è possibile aggirare i controlli in un sistema normativo considerato troppo “adattabile” e poco protettivo per i veri titolari dell’Albo Doc: i viticoltori panteschi.
La critica si concentra sulla confusione generata dal modello disciplinare, che stratifica la produzione in diverse tipologie — Doc Pantelleria, Passito e Liquoroso, Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane — e ben nove sottomenzioni all’interno della Doc Pantelleria. Soltanto una di queste sottomenzioni porta il nome “Zibibbo dolce”.
Questo scenario, secondo gli analisti, non solo sminuisce il vino di punta, storico ed espressione culturale millenaria dell’isola, ma crea anche ampi “spazi di manovra fuori dal disciplinare” che favoriscono le frodi.
La fagocitazione e la crisi di fiducia
La debolezza della tutela genera due rischi concreti:
- Alterazione del DNA dello zibibbo: Si paventa il rischio che le uve genuine e certificate di Zibibbo, geneticamente legate all’Isola Piccola, vengano “fagocitate” e mescolate con altre uve Moscato, pur ottime, prodotte in altre zone siciliane, compromettendo l’identità del prodotto.
- Danno d’immagine e abbandono: Lo scandalo ha implicazioni che vanno oltre i confini nazionali, incrinando la fiducia del consumatore straniero. Il danno reputazionale rischia di accelerare un processo di disaffezione e, di conseguenza, l’abbandono delle vigne e la perdita di lavoro per i produttori locali. Il fatto che la frode andasse avanti dal 2019 senza essere formalizzata prima solleva seri interrogativi sull’efficacia delle autorità di vigilanza, tra cui Consorzio di Tutela, Regione e Istituto di controllo della certificazione.
La proposta: urge una DOCG unica e blindata
Di fronte a un problema che minaccia il deprezzamento del valore del vino Passito storico, l’osservatorio economico lancia un appello per una riforma radicale.
Si chiede con urgenza la creazione di una Docg unica all’interno della denominazione geografica Pantelleria. Questa nuova denominazione dovrebbe avere una designazione in etichetta separata e inequivocabile: “Zibibbo Passito Classico Naturale”.
L’obiettivo è blindare il prodotto e garantire la “certezza del luogo” attraverso l’imposizione di regole ferree:
- Produzione esclusiva sull’isola: L’intera filiera – vigna, uva, appassimento al sole, vinificazione e imbottigliamento – dovrebbe avvenire solo ed esclusivamente sull’isola di Pantelleria.
- Tracciabilità totale: Solo chi dimostra il totale rispetto della norma, con “foto, prove, testimonianze”, dovrebbe avere l’esclusiva per questa unica etichetta di pregio.
La critica finale è rivolta al Consorzio di Tutela, che deve assumere un ruolo proattivo e non essere “alibi o badante di un viale del tramonto” che l’eccellenza dello Zibibbo e i viticoltori panteschi non meritano. La speranza è che questo ennesimo scandalo non sia un deterrente per potenziali investitori, ma piuttosto un catalizzatore per l’urgente messa in sicurezza di un patrimonio che è “una terra, un vino”.

Laurea in agraria e in economia politica agraria, master in gestione e marketing di imprese agroindustriale, economista del vino, giornalista, enologo, accademico della vite e del vino, degustatore per guide, docente a progetto in marketing prodotti Dop, esperto di consorzi di tutela Doc-Dop. Oggi dirige l’Altamarca Trevigiana, terra di grandi prodotti Docg, Doc e Dop, una agenzia di attrazione e sviluppo di marketing territoriale e segue l’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti-OVSE. Interessato alla scuola artistica di Barbizon, giocatore di golf, anche appassionato di cucina e di ricette del territorio.

