Nadia Ferrandes, Marcia Silenziosa: “Ritroviamo il significato di comunità”

Nadia Ferrandes, Marcia Silenziosa: “Ritroviamo il significato di comunità”

29/09/2023 0 Di Redazione

Il discorso della Consigliera Comunale Nadia Ferrandes alla Marcia Silenziosa: “Ritroviamo il significato di comunità”

Oggi voglio par­la­re a tut­te i bam­bi­ni e le bam­bi­ne che sono in noi…quelle che cre­do­no anco­ra nel­le favo­le, quel­le favo­le che ci han­no inse­gna­to che tut­to si può sistemare…ma alle vol­te ammet­te­re che non va non è per for­za un fal­li­men­to, rima­ne­re nel­le situa­zio­ni tos­si­che lo è.
Da mam­ma di figli maschi oggi ho il dove­re ver­so la comu­ni­tà di crea­re uomi­ni migliori…non fac­cia­mo fin­ta di nien­te non vol­tia­mo­ci dall’altra par­te ma par­lia­mo­ne e sen­si­bi­liz­zia­mo i nostri figli su que­sti argo­men­ti così che doma­ni non riaccada.
Oggi biso­gna tra­sfor­ma­re tut­to que­sto dolo­re in un’azione con­cre­ta, nes­su­no di noi ha una bac­chet­ta magi­ca, ma chi come me ha dato la pro­pria dispo­ni­bi­li­tà a rap­pre­sen­ta­re le esi­gen­ze del­la nostra comu­ni­tà, ha il dove­re di impe­gnar­si affin­ché tut­to ciò non riaccada.
La nostra comu­ni­tà ha la for­tu­na di esse­re una real­tà a dimen­sio­ne d’uo­mo, non ci sono gran­di nume­ri, uno sfor­zo comu­ne si può e si deve fare. 
Nes­su­no di noi ha la pre­sun­zio­ne di cre­de­re che tut­to sarà siste­ma­to, ma abbia­mo l’ob­bli­go già da doma­ni di but­ta­re giù le fon­da­men­ta di una vera casa comu­na­le, una casa che sap­pia pre­sta­re atten­zio­ne a tut­ti i mem­bri del­la comunità. 
Per que­sto in pri­mis da con­si­glie­ra, ma riten­go di poter par­la­re a nome di tut­ti, sia essa mag­gio­ran­za o mino­ran­za, che ci impe­gne­re­mo sin da subi­to, affin­ché tra­mi­te tut­ti gli stru­men­ti come com­mis­sio­ni, con­si­glio comu­na­le, giun­ta, tut­te le risor­se uma­ne ed eco­no­mi­che, insom­ma ogni risor­sa pos­si­bi­le, ven­ga impe­gna­ta affin­ché l’en­ne­si­ma Vita sot­trat­ta a que­sta comu­ni­tà,  non resti solo il frut­to di un males­se­re socia­le, ma diven­ti la scin­til­la per una vera comunità.
Noi abbia­mo da trop­po tem­po dimen­ti­ca­to qua­le sia il signi­fi­ca­to di comunità. 
Abbia­mo dimen­ti­ca­to qua­li sia­no i valo­ri che rego­la­va­no la vita di que­sta comunità. 
Il mutuo soc­cor­so, era la base del­la nostra comu­ni­tà, la comu­ni­tà dei nostri non­ni, una comu­ni­tà che ha fat­to di que­sto capo­sal­do la sua forza.
Gli stes­si cir­co­li, di cui oggi rima­ne solo “il bal­lo” era­no il luo­go dove le fami­glie si riu­ni­va­no, dove i pro­ble­mi si evidenziavano. 
Il lavo­ro nei ter­re­ni era frut­to di mutuo soc­cor­so, oggi da me, doma­ni da te.
Il pro­fit­to fine a se stes­so non crea ric­chez­za, o meglio crea quel­la ric­chez­za che oggi ce l’hai e doma­ni no.
Non voglio che, anche que­sta vol­ta tut­to sci­vo­li nel “a noi non può succedere”.
Non è una ser­ran­da chiu­sa o soc­chiu­sa che può smuo­ve­re le coscien­ze, sono le azio­ni che fan­no la differenza. 
Tan­te vol­te sono suc­ces­si epi­so­di simi­li, trop­pi sui­ci­di, trop­pa vio­len­za, trop­po menefreghismo. 
Una pic­co­la comu­ni­tà come la nostra, si deve attivare. 
Un’am­mi­ni­stra­zio­ne che vuo­le dimo­stra­re di esse­re diver­sa, un’am­mi­ni­stra­zio­ne  che vuo­le ripar­ti­re, deve ave­re la for­za e il corag­gio di deci­de­re qua­le meta raggiungere.
Ser­vo­no azio­ni con­cre­te, non sia­mo una gran­de cit­tà come Mila­no, qui i pro­ble­mi, le dif­fi­col­tà si cono­sco­no bene, e si devo­no affrontare. 
Ser­ve un osser­va­to­rio comu­na­le che atten­zio­ni la comu­ni­tà, ser­vo­no risor­se desti­na­te a tut­ti que­sti casi. 
Non abbia­mo quar­tie­ri dove la poli­zia non acce­de, abbia­mo poche con­di­zio­ni di degra­do socia­le, dove cmq rima­ne anco­ra la real­tà di chi affron­ta le dif­fi­col­ta con dignità. 
Pos­sia­mo anco­ra inter­ve­ni­re, andan­do con­tro cor­ren­te, con­tro la per­di­ta di quei valo­ri che la socie­tà ester­na alla nostra iso­la, dif­fi­cil­men­te riu­sci­rà a recuperare.
Il ros­so che oggi vestia­mo non è solo sim­bo­lo di san­gue per le atro­ci­tà subi­te, ma è un cuo­re che bat­te e che ha il dirit­to di con­ti­nua­re a Battere.
Oggi il mio pen­sie­ro va alla fami­glia di Annalisa:la figlia Cri­sti­na che ha sapu­to sol­le­va­re il suo ani­mo, Gia­da che è rima­sta accan­to alla mam­ma fino all’ultimo gior­no, Ila­ria e Deni­se che si stan­no pren­den­do cura di Antho­ny uno splen­di­do bam­bi­no, one­sto ed intel­li­gen­te, a Gio­van­ni che sta affron­tan­do la sua bat­ta­glia con una gran­de digni­tà e a Ser­gio uomo, padre e mari­to mera­vi­glio­so, col­lan­te del­la sua famiglia.
Vor­rei anche fer­mar­mi un atti­mo a ricor­da­re Ros­sa­na Bel­vi­si nostra com­pae­sa­na anch’essa vit­ti­ma di femminicidio.
Tut­to que­sto per non dimen­ti­ca­re, per non dimenticarle.
 
Nadia Fer­ran­des