Vertice Isole Minori: a Pantelleria lu viddranu è il cuore del rilancio dell’isola

Vertice Isole Minori: a Pantelleria lu viddranu è il cuore del rilancio dell’isola

20/11/2019 0 Di Giampietro Comolli

Isole Minori a Palazzo d’Orleans: plauso all’iniziativa di Musumeci, Pantelleria ha un suo DNA da non modificare.

Lu Viddranu pantesco è il perno socio-economico, ambientale e umano, garante sostenibile e razionale di un grande progetto integrato, come dice anche Lillo Di Bonsulton.

di Giam­pie­tro Comolli

Ho segui­to l’invito del gover­na­to­re Musu­me­ci ai Sin­da­ci dei Comu­ni sul­le Iso­le Mino­ri per cono­sce­re i loro biso­gni e pro­get­ti. È fon­da­men­ta­le il rap­por­to diret­to con gli ammi­ni­stra­to­ri, ma anche con le rap­pre­sen­tan­ze isti­tu­zio­na­li e non, che sono il “tes­su­to” strut­tu­ra­le e sostan­zia­le del territorio.

Pan­tel­le­ria ancor più, per­ché è iso­la pic­co­la, mono­co­mu­ne, vul­ca­ni­ca, turi­sti­ca di eccel­len­za, Doc, scri­gno di quel­la sto­ria di con­ta­mi­na­zio­ne, scam­bio e cro­ce­via di cul­tu­re e civil­tà che han­no fat­to gran­de l’Italia e il made in Ita­ly a ini­zia­re dal cibo&vino.  

Su que­sto “limi­to” la mia rifles­sio­ne. Cre­do che occor­ra “fare siste­ma”, non squa­dra, per­ché qua­lun­que pro­get­to deve anda­re oltre le per­so­ne, sin­go­le o uni­te. Soprat­tut­to a Pan­tel­le­ria, dia­lo­gan­do con pan­te­schi Doc, per­ce­pi­sco, ogni vol­ta che la Ter­ra di Sici­lia è lon­ta­na più del­le stes­se miglia mari­ne. Ben ven­ga l’azione uni­ta­ria, non con­so­cia­ti­va e non cor­po­ra­ti­va, fra Par­co, Comu­ne e Asso­cia­zio­ne Eroi­ca per­ché, fuo­ri di ogni sim­bo­lo­gia e sil­lo­gi­smo poli­ti­co-par­ti­ti­co, è l’unico siste­ma stra­te­gi­co che può dia­lo­ga­re a 360 gra­di con il Governatore.

…diffidenza, lontananza, protagonismo, assenza di obiettivi e investimenti…

Ven­go­no indi­ca­ti come il fre­no a mano degli ulti­mi 20 anni. Tut­to il set­to­re ospi­ta­li­tà-turi­smo deve esse­re inte­gra­to a impre­se pro­dut­ti­ve, arre­do urba­no e ser­vi­zi: soprat­tut­to ser­vi­zi alle per­so­ne resi­den­ti e turisti.

Pan­tel­le­ria deve esse­re qua­si sino­ni­mo di Zibib­bo, que­sto deve esse­re il brand lea­der. Le rispo­ste di Musu­me­ci non pos­so­no pre­scin­de­re da que­sto dog­ma che deve esse­re san­ci­to con leg­gi pub­bli­che. Da qui par­te l’impegno per il por­to, aero­por­to, mobi­li­tà e tra­spor­ti, arre­di e segna­le­ti­ca, sani­tà e salu­te ambien­ta­le, approv­vi­gio­na­men­to idri­co-ali­men­ta­re ener­ge­ti­co in primis.

La riu­nio­ne a Paler­mo, secon­do me, ora va riem­pi­ta di azio­ni con­cre­te. C’è biso­gno di un “affi­da­men­to” stra­te­gi­co che deve dimo­stra­re, gior­nal­men­te, tota­le sin­to­nia, sen­za dop­pi-gio­chi, per sem­pli­fi­ca­re quan­to mi vie­ne sus­sur­ra­to.  La spe­ran­za è che non sia solo “un rin­cor­re­re sem­pre l’emergenza, i rat­top­pi….”, ma sia mes­so in atto un model­lo di lun­go perio­do, sot­to­scrit­to, che deve anda­re oltre la dura­ta del man­da­to elet­to­ra­le, vin­co­la­to anche per chi vie­ne dopo. Solo così ci sono cer­tez­ze e non sprechi.

Mi sem­bra che la “Car­ta Pan­te­sca” fir­ma­ta il 28 set­tem­bre 2019 sia già un pun­to di par­ten­za. Ai pan­te­schi inte­res­sa “…il soste­gno inte­gra­to del­lo svi­lup­po socio-eco­no­mi­co” come reci­ta l’invito di Musu­me­ci. Nes­sun ali­bi, mi sem­bra, dal­la par­te pan­te­sca, nes­su­na disu­gua­glian­za da par­te di tut­ti, nes­sun rin­vio su que­stio­ni che atten­do­no da decen­ni. Ma Pan­tel­le­ria deve esse­re arte­fi­ce di scel­te gover­na­te e soste­nu­te da impren­di­to­ri loca­li auto­no­me e tema­ti­che, nel­lo stes­so tem­po deve entra­re nel cir­cui­to e nei model­li isti­tu­zio­na­li regio­na­li pro­prio in ter­mi­ni di finan­zia­men­ti di progetti. 

Chiu­do que­sta mia con­si­de­ra­zio­ne, non da natìo pan­te­sco, ma da  sti­ma­to­re del popo­lo pan­te­sco, pia­cen­ti­no di nasci­ta come il ben più illu­stre Gior­gio Arma­ni, giro­va­go in tut­te quel­le “ter­re-vere” ita­lia­ne dove regna l’uomo arte­fi­ce del­la vigna e del vino.

Io stes­so, figlio e pro­ni­po­te di una pro­ge­nie agri­co­la vec­chia di qual­che seco­lo (pri­ma era­no sol­da­ti e aba­ti), mi inchi­no alle poe­ti­che paro­le di Lil­lo di Bon­sul­ton, che non cono­sco, per la sin­ce­ri­tà, fedel­tà, fie­rez­za, auto­re­vo­lez­za e gran­de digni­tà che emanano.

Il lavo­ro dell’”agricolo”, come pia­ce chia­mar­mi, “lu vid­dra­nu” in lin­gua iso­la­na: è il per­no di tut­to. Per me oggi deve rap­pre­sen­ta­re quel lavo­ra­to­re-resi­den­te in luo­ghi dif­fi­ci­li, sen­si­bi­li che oltre a col­ti­va­re e alle­va­re per noi tut­ti il meglio e il più sano cibo che può (usan­do resi­lien­za, ragio­ne, razio­na­li­tà), sia rico­no­sciu­to da leg­gi nazio­na­li e euro­pee (Pac-Ocm-Coe­sio­ne-Hori­zo­n2020-Lea­der-eccc) qua­le “atto­re” vero socia­le, civi­le, cul­tu­ra­le, pre­si­dia­le, ambien­ta­le. È il vigi­le, atten­to. Cura i det­ta­gli, i cana­li, tie­ne i muret­ti, sa qua­li varie­tà di vite, di uli­vi, di limo­ni pian­ta­re, sostie­ne e sal­va­guar­da il ter­ri­to­rio come la sua casa. È la sua azio­ne mul­ti­fun­zio­na­le, polie­dri­ca, inte­gra­ta il vero mezzo&fine del­la soste­ni­bi­li­tà: non paro­le, ma con fat­ti uma­ni, concreti.

Ecco que­sto deve recla­ma­re a gran voce il “distret­to del­lo Zibibbo”. 


Foto PAS