Un’antifascista pantesco ospitò tre fuggitivi: la storia ricorda Alfonso Errera

Un’antifascista pantesco ospitò tre fuggitivi: la storia ricorda Alfonso Errera

04/05/2023 0 Di Redazione

Un’interessante narrazione di Sandro Casano sulla fuga di tre antifascisti da Lipari aiutati dal pantesco Alfonso Errera

di San­dro Casano

Il 27 luglio del 1929 dall’isola di Lipa­ri ver­so le ore 21,30 eva­se­ro dal con­fi­no tre anti­fa­sci­sti a bor­do di un moto­sca­fo, il Dream V. I tre era­no il Prof. Car­lo Ros­sel­li, Fau­sto Nit­ti ed Emi­lio Lus­su, per­so­nag­gi di pri­mo pia­no dell’antifascismo ita­lia­no. Ros­sel­li impli­ca­to nel­la fuga di Filip­po Tura­ti nel 1926 era sta­to docen­te di eco­no­mia all’università di Mila­no e di Geno­va; Nit­ti, nipo­te dell’ex Pre­si­den­te del Con­si­glio Fran­ce­sco Save­rio Nit­ti, impie­ga­to di ban­ca e di fede repub­bli­ca­na ed Emi­lio Lus­su, eroe di guer­ra sar­do ed ex depu­ta­to. Il Tri­bu­na­le Spe­cia­le, volu­to dal regi­me di Mus­so­li­ni, ave­va sta­bi­li­to per loro, come per  tan­ti altri oppo­si­to­ri, il con­fi­no in una del­le  iso­le mino­ri italiane.

La vita dei con­fi­na­ti era dura. A Lipa­ri “Nel­la nuo­va resi­den­za –  rac­con­te­rà Nit­ti in un suo libro –  era­va­mo cir­ca cin­que­cen­to con­fi­na­ti poli­ti­ci di tut­ti i par­ti­ti e di ogni clas­se socia­le: gli ope­rai di tut­te le regio­ni d’Italia era­no in mag­gio­ran­za. Colo­ro che ci sor­ve­glia­ro­no furo­no, anch’essi, cir­ca cin­que­cen­to: cara­bi­nie­ri, agen­ti di P.S., mili­ti fasci­sti (‘una cen­tu­ria’), guar­die di finan­za ed  equi­pag­gi di moto­sca­fi del­la mari­na inca­ri­ca­ti del­la sor­ve­glian­za costie­ra. Gli ora­ri – rac­con­te­rà  anco­ra  Nit­ti – impo­sti dal rego­la­men­to di con­fi­no furo­no seve­ri: alle 8 e nel pome­rig­gio, alla distri­bu­zio­ne del­la posta, c’era l’appello. Alla sera dove­va­mo rien­tra­re nel­le nostre abi­ta­zio­ni, alle 19 d’inverno ed alle 21 d’estate, c’era l’appello. Nes­su­no dopo l’appello sera­le pote­va usci­re: pena l’arresto imme­dia­to ed il defe­ri­men­to al tribunale”. 

La fuga dei tre era sta­ta orga­niz­za­ta dagli oppo­si­to­ri al fasci­smo esu­li in Fran­cia e si era avval­sa di una rete di appog­gi anche in Tuni­sia. C’era sta­to nel novem­bre del 1928 un pri­mo ten­ta­ti­vo ma che era anda­to a vuo­to a cau­sa del mal­tem­po e di un moto­sca­fo che ave­va avu­to dei problemi. 

La base ope­ra­ti­va era a Tuni­si, da lì par­tì il Dream V il 26 luglio del 1929 diret­to a Lipa­ri. Sul moto­sca­fo c’erano al timo­ne  il coman­dan­te Ita­lo Oxi­lia, il moto­ri­sta Paul Vanin e Gioac­chi­no  Dol­ci che era già sta­to al con­fi­no a Lipa­ri. Loro pre­se­ro a bor­do i tre eva­si  e duran­te la not­te tra il 27 e 28 luglio del 1929  ripre­se­ro a navi­ga­re a for­te velo­ci­tà ver­so la Tunisia. 

Per il regi­me la fuga dei tre fu un col­po mol­to duro, tan­to è vero che la noti­zia alla stam­pa  fu data dopo parec­chi gior­ni e furo­no avvia­te subi­to del­le inda­gi­ni per indi­vi­dua­re le fal­le nel siste­ma di sicurezza. 

I tre eva­si intan­to era­no arri­va­ti a Tuni­si e il loro obiet­ti­vo era quel­lo di rag­giun­ge­re la Fran­cia per ricon­giun­ger­si con gli altri esu­li e per orga­niz­za­re la resi­sten­za con­tro il fasci­smo. In Tuni­sia come docu­men­ta­to da Mar­ti­no Opiz­zi in un suo libro (Les juifs ita­liens de Tuni­sie pen­dant le fasci­sme – Edi­to­re Pres­ses uni­ver­si­ta­ries de Ren­nes 2022),  pri­ma di imbar­car­si sul­la nave che li avreb­be por­ta­ti a Mar­si­glia, tra  il 28 e il 30 luglio, si era atti­va­ta la rete di pro­te­zio­ne degli anti­fa­sci­sti ita­lia­ni in Tuni­sia, anche con l’appoggio del­la mas­so­ne­ria, e i tre fug­gi­ti­vi furo­no accol­ti e nasco­sti nel­la casa  del dott. Alfon­so Erre­ra di Pan­tel­le­ria che si tro­va­va a Biser­ta in rue de Bar­cel­lo­ne (Mai­son Brune). 

Alfon­so Erre­ra, nato a Pan­tel­le­ria il 2 set­tem­bre del 1892, medi­co, di fede socia­li­sta, era un anti­fa­sci­sta che da anni, insie­me alla sua fami­glia, si era tra­sfe­ri­to pro­prio a Biser­ta e con il fra­tel­lo Gio­van­ni era diven­ta­to un pun­to di rife­ri­men­to degli anti­fa­sci­sti ita­lia­ni in Tuni­sia. Nel­la  casa di Biser­ta ospi­ta­va spes­so esu­li pro­ve­nien­ti dall’Italia  e nel­la loro tenu­ta si tene­va­no  riu­nio­ni di anti­fa­sci­sti ed era anche un pun­to di rife­ri­men­to di una rete che ave­va con­tat­ti con gli esu­li ita­lia­ni che era­no rifu­gia­ti e che ave­va­no tro­va­to ospi­ta­li­tà in Francia. 

Alfon­so Erre­ra era un  sor­ve­glia­to spe­cia­le degli agen­ti del con­so­la­to ita­lia­no in Tuni­sia e fu qual­cu­no di loro che in un rap­por­to riser­va­to dell’11 feb­bra­io del 1930, indi­riz­za­to al capo del­la poli­zia del mini­ste­ro dell’interno ita­lia­no, anno­tò “..Erre­ra Alfon­so di recen­te ebbe a pren­de­re con­tat­to con il fuo­riu­sci­to Ita­lo Oxi­lia (il coman­dan­te del Dream V; NdR) in occa­sio­ne dell’evasione dei con­fi­na­ti poli­ti­ci Lus­su, Nit­ti e Ros­sel­li…”. In un altro rap­por­to del 30 otto­bre del 1930 il Capo del­la Sezio­ne Pri­ma del­la Divi­sio­ne degli Affa­ri Gene­ra­li e Riser­va­ti sarà anco­ra più  espli­ci­to: “..L’Errera, che tie­ne all’entrata del­la sua cli­ni­ca (a Biser­ta; NdR) l’effige di Gia­co­mo Mat­teot­ti, in occa­sio­ne dell’evasione  degli ex con­fi­na­ti Lus­su, Nit­ti e Ros­sel­li, ha faci­li­ta­to la par­ten­za di costo­ro per la Fran­cia, pren­den­do accor­di e con­tat­ti  con il Fuo­riu­sci­to Ita­lo Oxi­lia, ed è noto­rio che egli rice­ve­va e distri­bui­va opu­sco­li sov­ver­si­vi e antifascisti..”. 

Intan­to i tre eva­si il 30 ago­sto del ’29 da Biser­ta con un bigliet­to col­let­ti­vo si imbar­ca­ro­no su una nave diret­ti a Mar­si­glia. Dopo un gior­no arri­va­ro­no a Pari­gi da uomi­ni libe­ri che ave­va­no bef­fa­to il fasci­smo. Ad acco­glier­li in ter­ra fran­ce­se i gior­na­li­sti di mez­zo mon­do e con loro c’erano Sal­ve­mi­ni, Tura­ti, Modi­glia­ni e Tre­ves, e con que­sti e con tan­ti altri esu­li, Car­lo Ros­sel­li, Emi­lio Lus­su  e Fau­sto Nit­ti die­de­ro vita dopo qual­che set­ti­ma­na al movi­men­to “Giu­sti­zia e Liber­tà”, un rag­grup­pa­men­to che ave­va come obiet­ti­vo di riu­ni­re le for­ze anti­fa­sci­ste all’estero per com­bat­te­re con­tro il fascismo.

Chi erano i fratelli Alfonso e Giovanni Errera

IN  PRIMA LINEA CONTRO IL FASCISMO

Chi era­no i fra­tel­li Erre­ra che da Biser­ta gui­da­ro­no e orga­niz­za­ro­no la resi­sten­za con­tro il fasci­smo? La fami­glia da Pan­tel­le­ria si era tra­sfe­ri­ta in Tuni­sia nel 1926. Il padre, don Gio­van­ni Erre­ra, fu medi­co e per tan­ti anni eser­ci­tò la pro­fes­sio­ne a Tuni­si, dove fu anche il medi­co per­so­na­le del Bey. Dei due figli, Alfon­so, clas­se 1892, si era lau­rea­to in medi­ci­na a Sie­na ed era sta­to anche tenen­te medi­co, ma già nel 1926, per le sue idee poli­ti­che, ven­ne rimos­so dal gra­do con tan­to di regio decreto.

Alfon­so dopo la Libe­ra­zio­ne, subi­to dopo la nasci­ta del­la Repub­bli­ca, fu nomi­na­to mini­stro ple­ni­po­ten­zia­rio e svol­se il ruo­lo di amba­scia­to­re in alcu­ni pae­si dell’America Lati­na: Boli­via, Uru­guay e poi anche in Egit­to ed in Iran. Gio­van­ni, clas­se 1897, inve­ce, fu sin­da­co di Pan­tel­le­ria negli anni ses­san­ta. Nel­le car­te del­la poli­zia vie­ne indi­ca­to come pos­si­den­te. I due fra­tel­li Erre­ra era­no sem­pre sta­ti sot­to le len­ti di ingran­di­men­to degli agen­ti del­la pub­bli­ca sicu­rez­za. Su di loro veni­va­no invia­ti rap­por­ti e note riser­va­te alla Pre­fet­tu­ra di Tra­pa­ni e al Mini­ste­ro degli Inter­ni. Era così che il regi­me con­trol­la­va i suoi oppositori.

Ognu­no di loro ave­va un fasci­co­lo per­so­na­le dove veni­va­no anno­ta­ti spo­sta­men­ti, incon­tri, per­qui­si­zio­ni che veni­va­no fat­te nel­le loro case e per­si­no i gior­na­li che leg­ge­va­no o che distri­bui­va­no. Nei docu­men­ti riser­va­ti del Mini­ste­ro degli Inter­ni, che perio­di­ca­men­te veni­va­no invia­ti dal regio con­so­la­to ita­lia­no in Tuni­sia ci sono le trac­ce che indi­ca­no il ruo­lo di Alfon­so nell’appoggio che fu dato a Ros­sel­li, Nit­ti e Lus­su, i qua­li dopo la fuga da Lipa­ri ver­so Biser­ta furo­no accol­ti e nasco­sti nel­la tenu­ta degli Erre­ra in rue de Bar­cel­lo­ne. Da lì una nave per Mar­si­glia li avreb­be por­ta­ti a Parigi.

I fra­tel­li Erre­ra ave­va­no crea­to una rete tra gli anti­fa­sci­sti, dan­do ospi­ta­li­tà ad oppo­si­to­ri che vive­va­no in Tuni­sia; ad esu­li che era­no fug­gi­ti dall’Italia ed ave­va­no rap­por­ti stret­ti con altri anti­fa­sci­sti che vive­va­no in Fran­cia. Alfon­so Erre­ra ave­va con­tat­ti stret­ti e con­ti­nui con Giu­sep­pe Sara­gat (futu­ro Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca), con il lea­der del par­ti­to socia­li­sta Pie­tro Nen­ni che era rifu­gia­to a Pari­gi, di cui esi­ste un car­teg­gio epi­sto­la­re con­ser­va­to nell’archivio sto­ri­co del Sena­to del­la Repub­bli­ca e con Clau­dio Treves.

Nel 1934, in occa­sio­ne del­lo scio­gli­men­to del­la ‘Socie­tà Ita­lia­na di Bene­fi­cien­za’, ulti­ma roc­ca­for­te dell’antifascismo nel­la cir­co­scri­zio­ne di Biser­ta  si veri­fi­ca­ro­no degli inci­den­ti per l’opposizione nei con­fron­ti degli ele­men­ti fede­li al regi­me. Inci­den­ti mani­fe­sta­ti pro­prio dai fra­tel­li Erre­ra che, si leg­ge in una nota riser­va­ta, risul­te­reb­be­ro “tra i più acca­ni­ti e ten­ta­no di dare bat­ta­glia all’autorità con­so­la­re e agli ele­men­ti fede­li al regi­me insce­nan­do una igno­bi­le gaz­zar­ra”. Per il dr Alfon­so Erre­ra il con­so­le reg­gen­te, San­nio, pro­po­se l’assegnazione al con­fi­no. In una nota riser­va­ta del 1937 a pro­po­si­to di Gio­van­ni si leg­ge: “Fir­ma i più vele­no­si tra­fi­let­ti biser­ti­ni sul gior­na­le anti­fa­sci­sta ‘L’Italiano di Tuni­si’ col pseu­do­ni­mo ‘Fiam­ma Nera’ “

Sem­pre nel 1937 si leg­ge in una altra nota: “Sem­bra abbia pre­so par­te ad una riu­nio­ne tenu­ta a Biser­ta per la costi­tu­zio­ne del­la Lega Ita­lia­na dei Dirit­ti dell’Uomo (LIDU)”. La LIDU era una asso­cia­zio­ne, che rag­grup­pa­va tut­te le for­ze anti­fa­sci­ste pre­sen­ti in Tuni­sia. Nel­la Lega con­flui­ro­no inol­tre un nucleo di socia­li­sti, che si rac­col­se­ro intor­no ad Alfon­so Erre­ra, tra cui Enri­co For­ti, e un con­si­sten­te grup­po di anar­chi­ci gui­da­to da Gigi Damia­ni, in cui figu­ra­va­no per­so­nag­gi come Nun­zio Valen­za, Gio­van­ni Saler­no, Andrea Cut­to­ne e Giu­sep­pe Casot­ti. Sia­mo negli anni ’40, gli anni del­la guerra.

L’attività anti­fa­sci­sta dei fra­tel­li Erre­ra si fa più inten­sa, tan­to è vero che in una nota riser­va­ta del­la Regia Pre­fet­tu­ra di Tra­pa­ni anno­ta­ro­no: Gio­van­ni “Uni­ta­men­te  al fra­tel­lo Alfon­so, appe­na dichia­ra­ta la guer­ra tra l’Italia e la Fran­cia, chie­se ed otten­ne di esse­re incor­po­ra­to nel­le ‘guar­die ter­ri­to­ria­li’ isti­tui­te per la dife­sa con­tro la cosid­det­ta V colon­na per la cac­cia ai para­ca­du­ti­sti ita­lia­ni e fu muni­to come altri ‘ter­ri­to­ria­li’, di brac­cia­le di rico­no­sci­men­to e di fuci­le e di giber­ne”. Loro, i fra­tel­li Alfon­so e Gio­van­ni Erre­ra arri­va­ti in Tuni­sia da Pan­tel­le­ria ave­va­no deci­so di imbrac­cia­re i fuci­li e com­bat­te­re arma­ti con­tro l’Italia fasci­sta. Anche per que­sto Alfon­so e Gio­van­ni ven­ne­ro iscrit­ti nel­la rubri­ca di fron­tie­ra. L’ordine era arri­va­to diret­ta­men­te dal mini­stro degli Inter­ni di Roma: ”se pas­sa­no la fron­tie­ra devo­no esse­re arrestati”.