Lettori e Scrittori: IL DIVANO CON LE FRANGE di Rosa D’Aietti

Lettori e Scrittori: IL DIVANO CON LE FRANGE di Rosa D’Aietti

25/08/2023 3 Di Redazione

Per la rubrica Lettori e Scrittori, torna un racconto di Rosa D’Aietti su alcune persone che hanno fatto parte della sua prima infanzia

Una di queste, la signora Pina Modica è venuta a mancare proprio qualche giorno fa e Rosa dedica a lei questo suo racconto

 

IL DIVANO CON LE FRANGE

Dopo qua­si 60 anni, ho anco­ra niti­da nel­la mia men­te l’im­ma­gi­ne di me bam­bi­na sedu­ta su quel diva­no aran­cio­ne con le fran­ge, immo­bi­le come mi ave­va­no insegnato.

Era Il salot­to del­la signo­ra Calo­ge­ra, la mam­ma del­la signo­ra Giar­di­na, un’in­se­gnan­te ele­men­ta­re spe­di­ta a Pan­tel­le­ria dal “Con­ti­nen­te”.

Ave­va pre­so in affit­to una came­ra nel­la casa accan­to alla nostra, per la veri­tà non pro­prio tan­to accan­to, ma dove vive­va­no le ragaz­ze Modi­ca. La loro mam­ma era mor­ta e loro vive­va­no con il padre e la loro ‘mam­mi­na’, una signo­ra pro­ve­nien­te da Pace­co, un pae­se del­la Sicilia.

Ave­va­no anche dei fra­tel­li: Nan­do che poi si fece pre­te, Die­go e boh… la mia memo­ria si per­de. Ero mol­to pic­co­la, ricor­do che Nan­do mi ado­ra­va, tut­ti mi ado­ra­va­no, e mi face­va­no il bagno in pub­bli­co, sul­la stra­da, dove allo­ra non pas­sa­va­no macchine.

La signo­ra Giar­di­na, inve­ce, era arri­va­ta nel­la nostra iso­la con i suoi due figli. Una di loro, Eri­na, era mia coe­ta­nea. Si instau­rò con la mia mam­ma una bel­la amicizia.

L’an­no dopo la signo­ra non allog­giò più dal­le ragaz­ze Modi­ca, ma fu desti­na­ta in una Con­tra­da lon­ta­na e fu per­ciò costret­ta a pren­de­re una casa lì. Era una casa com­ple­ta­men­te disa­dor­na e mia madre la for­nì di un pic­co­lo cor­re­do di taz­ze, bic­chie­ri e così via, toglien­do quan­to fos­se super­fluo dal­la nostra cre­den­za, per la veri­tà non mol­to fornita.

Que­sto atto di gene­ro­si­tà la signo­ra lo apprez­zò e non lo scor­dò mai e quan­do invi­tò mia madre nel suo pae­se, le appa­rec­chiò la tavo­la con posa­te d’ar­gen­to e bic­chie­ri di cri­stal­lo come fos­se una regina.

Conob­bi così un altro mon­do, quel­lo del­la Sici­lia borghese.

La nostra era una fami­glia sem­pli­ce, i miei non­ni pos­se­de­va­no mol­ta “roba”, ma non c’e­ra­no trop­pi sfar­zi e la nostra casa era pie­na solo di alle­gria, gen­te che anda­va e gen­te che veniva.

I miei geni­to­ri ave­va­no mol­ti ami­ci, pos­se­de­va­no una radio tipo bar e a vol­te espa­tria­va­no ver­so le con­tra­de per anda­re a tro­va­re i loro ami­ci e ballare.

La gen­te entra­va dal­la por­ta-fine­stra del­la cuci­na, que­sta acro­ba­zia la com­pi­va in par­ti­co­la­re Rosa, una del­le sorel­le Modi­ca che abi­ta­va­no al di là del cor­ti­le interno.

Le altre sorel­le era­no più paca­te, dedi­te alla casa e anche al ram­men­do del­le pre­zio­se cal­ze di nylon che si por­ta­va­no pri­ma del­l’av­ven­to degli attua­li collant.

Come cam­bia­no i tem­pi, come cam­bia la vita! E come era­va­mo feli­ci pur nel­la nostra sem­pli­ci­tà! In quel­la casa si tra­sfe­rì un par­ruc­chie­re, Pinot­to, fre­quen­ta­to anche dal­le signo­re snob del­l’i­so­la. Me ne ricor­do una che arri­va­va addi­rit­tu­ra in mac­chi­na e indos­sa­va i pan­ta­lo­ni: che scan­da­lo! Sopra i pan­ta­lo­ni una maglia con le fran­ge, fran­ge come quel­le del sofà aran­cio­ne del­la Calogera.

Ho diva­ga­to ancora…

In real­tà, quel­lo che vole­vo dire e rac­con­ta­re riguar­da­va le sorel­le Modi­ca, loro che sono sta­te un bel pun­to di rife­ri­men­to nel­la nostra vita, ami­che sin­ce­re del­la mia mam­ma. Mai la sen­tii par­la­re male di loro eppu­re mia madre era mol­to esi­gen­te. Pos­si­bi­le che in tan­ti anni non abbia mai avu­to da dire di loro?

Pro­ba­bil­men­te, era­no tal­men­te ret­te ed edu­ca­te da non aver­la mai delu­sa oppu­re lei le ama­va tal­men­te tan­to da non vede­re nes­sun difet­to in loro e for­se era gran­de il desi­de­rio di dar loro quel­l’af­fet­to loro man­ca­to a cau­sa del­la mor­te del­la pro­pria mamma.

Non ricor­do altro. Non capi­vo per­ché chia­mas­se­ro ‘mam­mi­na’ quel­la signo­ra di Pace­co. Cre­do che anche esse abbia­no con­tri­bui­to a for­mar­ci e a inse­gna­re, soprat­tut­to alle mie sorel­le mag­gio­ri, mol­te arti casalinghe.

Una del­le sorel­le si è tra­sfe­ri­ta come noi qui nel­l’A­gro Pon­ti­no e, stra­no scher­zo del desti­no, mio nipo­te ha spo­sa­to una sua nipo­te. Quel­l’a­mi­ci­zia si è con­so­li­da­ta qui, in que­sta ter­ra che ci ospi­ta lon­ta­ne dal­la nostra isola.

Rosa D’A­iet­ti