Venezia e Pantelleria: malvasia e moscato, gemellaggio di vini

Venezia e Pantelleria: malvasia e moscato, gemellaggio di vini

15/11/2019 0 Di Giampietro Comolli

VENEZIA E PANTELLERIA… MALVASIA E MOSCATO 

GEMELLAGGIO DI VINI CON BOLLICINE E PASSITI 

di Giam­pie­tro Comolli

Vene­zia è sta­ta capi­ta­le del­la stam­pa del­le più impor­tan­ti ope­re di agri­col­tu­ra, ali­men­ta­zio­ne e vino dal 1476 al 1600. Anche libri scrit­ti a mano dal XIII° seco­lo sono stam­pa­ti nel­le cal­li. Addi­rit­tu­ra a Vene­zia è sta­to stam­pa­to il pri­mo Cora­no intero.

La stam­pa del pri­mo libro sui vini ita­lia­ni rac­con­ta l’intreccio fra le “mal­va­sias” e i “rabio­si “ e il loro apprez­za­men­to nei “baca­ri” e nel­le “cal­li”, l’“n’ombra de ven”.

Si è scrit­to anche del lega­me fra il vino “Monem­và­sia” (mal­va­sia) e la nasci­ta del­la ricet­ta del Baca­là: tut­to nasce con il nau­fra­gio per tem­pe­sta nel 1432 del basti­men­to di tal Pie­tro Que­ri­ni noto com­mer­cian­te di vino dol­ce bian­co con­tro le iso­le Lofo­ten oltre il cir­co­lo pola­re arti­co, sco­pre la pra­ti­ca del sec­ca­men­to del pesce mer­luz­zo, da qui chia­ma­to stoc­ca­fis­so che diven­te­rà il famo­so Bacalà.

Vene­zia è capi­ta­le del com­mer­cio del vino: la pro­ve­nien­za era dal­le vigne di Cre­ta, Cili­cia, Rodi, Cipro, Feni­cia ed Egit­to, men­tre il vino era imma­gaz­zi­na­to in gran­di otri nei por­ti più como­di. Il vino pro­dot­to in una regio­ne, ma il nome del vino chia­ma­to con il nome del por­to da dove par­ti­va ver­so i mer­ca­ti di con­su­mo: una rego­la che rima­se in vita fin­ché non si ebbe­ro in Euro­pa le pri­me gran­di diste­se di vigne coltivate.

Non esi­ste­va il  nome di viti­gno, di uva, di vino: o il colo­re bian­co o ros­so e la tipo­lo­gia di sapo­re, face­va la dif­fe­ren­za. Il vino più ricer­ca­to dal XIII° al XVIII° seco­lo era quel­lo ros­so leg­ge­ro friz­zan­te fer­men­tan­te, racen­te, mor­da­ce, pic­can­te e quel­lo bian­co ric­co, dol­ce, cari­co, pro­fu­ma­tis­si­mo e aromaticissimo…preferito anche sul­le tavo­le ari­sto­cra­ti­che. Se ne beve­va poco per­ché mol­to pericoloso.

Da qui anche i libri dei medi­ci-salu­ti­sti­ci di fine ‘700 che con­si­glia­va­no di non bere vino trop­po alco­li­co o trop­po mor­da­ce. In ogni caso nes­sun medi­co e nes­sun libro fer­mò il com­mer­cio dei vini pas­si­ti bian­chi (e ros­si) a ini­zia­re dai Mosca­ti, tut­ti vini bian­chi dol­ci che pren­de­va­no fon­te seman­ti­ca dagli anti­chi ter­mi­ni “muskat” o “musco” o dal per­sia­no “muchk” già in uso 2000 anni a.C.. Nel XV-XVII° seco­lo il con­su­mo di que­sti vini creb­be a dismi­su­ra, al pun­to che i Doge vene­zia­ni impo­se­ro il con­su­mo solo in cer­te oste­rie, non tutte.

Ecco allo­ra che quel tipo di vino pre­se il nome del­le oste­rie stes­se: si dice ma sta scrit­to nei libri che le oste­rie auto­riz­za­te por­ta­va­no l’insegna pub­bli­ca auto­riz­za­ta e affis­sa fuo­ri dal­la por­ta “mal­va­sias o mar­va­sias”, deri­van­te dal nome del por­to gre­co Monem­và­sia. Quan­do que­sto por­to diven­ne pic­co­lo per l’enorme com­mer­cio, la flot­ta vene­zia­na deci­se di por­re base diret­ta­men­te sull’isola di Cre­ta, chia­ma­ta dai vene­zia­ni, “ la Can­dìe”, da cui deri­va il nome Can­dia, di con­se­guen­za l’odierna Mal­va­sia di Candia.

A Cre­ta era­no sti­va­ti tut­ti i vini “ mosca­ti” (come chia­ma­ti dagli ara­bi in pri­mis) fin­ché gli ara­bi stes­si non con­qui­sta­ro­no pro­prio per pri­ma l’isola di Cre­ta per impos­ses­sar­si soprat­tut­to del com­mer­cio del vino, fon­te di gran­de red­di­to. Ai com­mer­cian­ti non inte­res­sa­va dare il nome del viti­gno o dell’uva al vino, ma la pro­ve­nien­za lon­ta­no, miti­ca, favo­lo­sa come per seco­li le ter­re d’oriente furo­no. Anche il vino subì que­sto fasci­no. La Gre­cia addi­rit­tu­ra ave­va poche vigne, all’epoca ne ave­va mol­tis­si­me San­to­ri­ni e Rodi dove si pro­du­ce­va­no vini bian­chi dol­ci pas­si­ti di alta qualità. 

Con l’oc­cu­pa­zio­ne di Cre­ta da par­te dei tur­chi (1600–1670) i vene­zia­ni han­no dovu­to cer­ca­re altri luo­ghi di pro­du­zio­ne dell’uva e del vino. Gli ara­bi inve­ce ini­zia­ro­no a espor­ta­re il loro vino, le uve e a impian­ta­re vigne­ti ovun­que andas­se­ro per­ché era pro­dot­to mol­to com­mer­cia­le e dava ric­chez­za. Pian­ta­ro­no viti in Anda­lu­sia, Mar­si­glia, Maroc­co, Tuni­sia ma sen­za sape­re che varie­tà pian­ta­va­no, tut­to era Muscum o Muskat o Muchk. For­se per que­sto che oggi, solo fra Mosca­ti e Mal­va­sie, ci sono cir­ca 250 varie­tà diver­se, bian­che, nere e gial­le,  fra uve da tavo­la, da vino e da appassimento.