L’Editoriale. UN CASO DI ISTERIA, MALAFEDE E NOIA

L’Editoriale. UN CASO DI ISTERIA, MALAFEDE E NOIA

15/06/2025 0 Di Francesca Marrucci

UN CASO DI ISTERIA, MALAFEDE E NOIA

Messaggio non criptato per chi ancora dice che faccio politica a Pantelleria

di Fran­ce­sca Marrucci

Ieri, in con­co­mi­tan­za del­l’u­sci­ta del Comu­ni­ca­to di Pan­tel­le­ria 2050, mi sono arri­va­ti dei com­men­ti e del­le doman­de alle qua­li cre­do di aver rispo­sto in manie­ra sin­ce­ra ed esau­sti­va, ma mi sono resa con­to che ci sono per­so­ne che van­no pro­prio in giro a dire cose fal­se al solo sco­po di scre­di­ta­re la sot­to­scrit­ta e l’as­so­cia­zio­ne che dirigo.

Per l’U­ni­pant, non per me, ho deci­so di scri­ve­re que­sta nota che ti chie­do cor­te­se­men­te di pub­bli­ca­re sul­la tua testata. 

La respon­sa­bi­li­tà del mio ruo­lo lo impo­ne, così come la neces­si­tà di fuga­re qual­sia­si dub­bio sul­la ETS che dirigo.

Come sa chi mi cono­sce e lavo­ra con me, io dico sem­pre le cose in fac­cia e sarò chia­ra anche stavolta.

Il Comu­ni­ca­to non l’ho scrit­to io, io non fac­cio più poli­ti­ca a Pan­tel­le­ria, né con una par­te né con l’altra.

Non mi inte­res­sa la poli­ti­ca del­l’i­so­la, la tro­vo una cosa total­men­te inu­ti­le ed inef­fi­ca­ce, soprat­tut­to distrut­ti­va, per­ché pie­na di gen­te che mira solo a ven­di­car­si di fat­ti per­so­na­li o peg­gio, inve­ce di pen­sa­re a fare insie­me il bene del­la comunità.

Sia chia­ro: non mi lusin­ga nem­me­no chi ha pro­va­to a dire “il Comu­ni­ca­to è scrit­to tro­po bene, lo devi aver scrit­to tu”, per­ché evi­den­te­men­te abbia­mo idee e for­ma­zio­ni diver­se su come si scri­ve un comu­ni­ca­to, oltre che esse­re un insul­to per quel­li che lo han­no scritto.

Chi si aspet­ta che scri­va cose con­tro Vin­cen­zo Cam­po o con­tro Fabri­zio D’An­co­na per pren­de­re le distan­ze dal­l’u­no o dal­l’al­tro fa due fati­che inutili.

Io rispet­to tut­ti e non è com­pi­to mio fare il giu­di­ce di qualcuno.

Io non sono venu­ta a Pan­tel­le­ria a fare poli­ti­ca, ma a por­ta­re la mia espe­rien­za e a met­ter­la a dispo­si­zio­ne del­la comu­ni­tà pan­te­sca, cosa che con­ti­nuo a fare.

Que­sto fat­to di pren­de­re me e Ange­lo (Pari­si) come capri espia­to­ri per tut­to è da vigliac­chi, ma la poli­ti­ca è fat­ta da tan­ti vigliacchi.

Meglio pren­der­se­la con due ‘stra­nii’ che con qual­cu­no che maga­ri è pure paren­te o compare.

Ma a noi que­ste logi­che non appartengono. 

Sia­mo inte­res­sa­ti a costrui­re, non a distruggere. 

A con­di­vi­de­re, non a dividere.

Il fat­to di esse­re sta­to un asses­so­re con l’Am­mi­ni­stra­zio­ne Cam­po e ora un tec­ni­co del Comu­ne non fa di Ange­lo uno che cam­bia cami­cia come la sta­gio­ne in corso.

Ange­lo ha le sue idee poli­ti­che (che non mi pare abbia­no nem­me­no più rap­pre­sen­tan­za sul­l’i­so­la), come io le mie, ma abbia­mo anche le nostre pro­fes­sio­na­li­tà e non si mischia mai la poli­ti­ca con lavo­ro e asso­cia­zio­ni­smo. MAI.

Chi lo fa, ha sco­pi che devo­no preoccuparvi.

Io con­ti­nuo ad esse­re ami­ca di tut­ti, ad aiu­ta­re chiun­que me lo chie­da, ma se divul­go un comu­ni­ca­to (per­ché è il mio mestie­re), non mi iden­ti­fi­co per for­za con chi ha scrit­to il comunicato.

Dovreb­be esse­re sem­pli­ce da capire.

Dovreb­be esse­re altret­tan­to chia­ro che aven­do a dispo­si­zio­ne un gior­na­le che è let­to dav­ve­ro tan­to, se voles­si fare una qua­lun­que azio­ne, con­tro chiun­que, mi baste­reb­be scrivere. 

Non avrei biso­gno di nes­su­na sigla di copertura.

Ma non è nel­la mia eti­ca, non lo è mai stato.

Se una cosa mi pia­ce e la giu­di­co posi­ti­va, non mi impor­ta chi la fa, io la elo­gio. Stes­sa cosa se non mi pia­ce. Fine.

Non sono ser­va di nes­sun padro­ne e non mi fac­cio met­te­re i pie­di in testa da nes­su­no. Fine.

Già si era pro­va­to a ‘met­ter­mi in mez­zo’ con la sto­ria di Pan­tel­le­ria Nuda (che esi­ste­va da ben pri­ma che arri­vas­si qui io e che mi ave­va pre­so di mira appe­na arri­va­ta) e del­l’al­tro grup­po Sei di Pan­tel­le­ria, dicen­do che lo gesti­vo io, quan­do tut­ti sape­va­no chia­ra­men­te chi lo gesti­va e che io non c’en­tra­vo pro­prio niente.

Sem­pre i soli­ti che pro­va­no a scre­di­ta­re la mia per­so­na e si attac­ca­no a tut­to e che tro­va­no sem­pre bab­bei che gli dan­no pure retta!

Que­gli stes­si che dice­va­no che io arri­va­vo qui sen­za arte né par­te, non sapen­do o non volen­do far sape­re qual era la mia sto­ria pre­gres­sa (e giu­sto per fare un’o­pe­ra­zio­ne memo­ria, met­to qual­che foto di cosa face­vo io pri­ma di arri­va­re qui, che sono le stes­se cose che sto facen­do ora con l’Unipant).

Cer­co di costrui­re, di crea­re oppor­tu­ni­tà per que­sta comu­ni­tà par­ten­do del­la comu­ni­tà stes­sa, dal­la cul­tu­ra, dal­la cono­scen­za. Chi con­di­vi­de il pro­get­to è ben­ve­nu­to, sen­za colo­ri, eti­chet­te, bandiere.

L’as­so­cia­zio­ni­smo non DEVE MAI esse­re mischia­to alla politica.

Capi­sco che mol­ti crea­no asso­cia­zio­ni ad hoc per fare da por­ta­to­ri d’ac­qua di que­sto o quel poli­ti­co che poi forag­gia gli ami­ci, ma que­sto non è mai sta­to mio costu­me. Anzi.

Quan­do ho fat­to pro­get­ti, li ho fat­ti con ammi­ni­stra­zio­ni con orien­ta­men­ti com­ple­ta­men­te diver­si dal mio per­so­na­le, che essen­do per­so­na­le appun­to, non inte­res­sa l’as­so­cia­zio­ne né tan­to meno le sue attività.

Chi con­ti­nua a dire che io fac­cio poli­ti­ca, lo fa per col­pi­re l’U­NI­PANT e que­sto è inaccettabile. 

Chi fre­quen­ta l’U­NI­PANT può dire se si fa poli­ti­ca o no. 

Non sono miglio­ri quel­li che mi dico­no di ‘esser­mi ven­du­ta’ alla nuo­va ammi­ni­stra­zio­ne per­ché abbia­mo avu­to dei patro­ci­ni (tra l’al­tro gra­tui­ti) o per­ché cer­co sem­pre di col­la­bo­ra­re con l’As­ses­so­re di competenza.

Quin­di a secon­da del­la gior­na­ta mi sen­to dire che sono di destra, di sini­stra, poi chissà.

Que­sto è un discor­so che cono­sco bene, diri­gen­do un gior­na­le da più di 20 anni. A secon­da di quel­lo che pub­bli­chi c’è chi ti accu­sa di esse­re di par­te quan­do, l’ho sem­pre det­to, baste­reb­be accen­de­re il cer­vel­lo e con­sta­ta­re che se ogni gior­no c’è una par­te diver­sa signi­fi­ca pro­prio che si è super partes.

Io pen­so che i fat­ti val­ga­no più di mil­le parole. 

Con­ti­nuo a por­ta­re avan­ti il mio pro­get­to con per­so­ne capa­ci, intel­li­gen­ti, sen­si­bi­li e asso­lu­ta­men­te nau­sea­te da que­sto cli­ma di cafo­nag­gi­ne politicizzata.

La veri­tà è che nel­l’a­go­ne poli­ti­ca, in Ita­lia, non c’è posto né per la cul­tu­ra né per la logi­ca e quei pochi che cer­ca­no di ope­ra­re sen­za abbas­sar­si a que­ste iste­rie e mal­di­cen­ze sono costret­ti in ruo­li asfis­sian­ti. A que­sti, che ope­ra­no sen­za para­oc­chi, va il mio soste­gno e la mia solidarietà.

A chi apre la boc­ca solo per semi­na­re ziz­za­nia e mal­di­cen­za, va la mia compassione. 

La poli­ti­ca del­la dela­zio­ne la lascio a chi non ha voglia di fare niente. 

Noi, qui, nel nostro pic­co­lo, ci rim­boc­chia­mo le mani­che e fac­cia­mo fat­ti con una cosa vera e con­cre­ta: l’as­so­cia­zio­ni­smo, che non fa figli e figlia­stri e non pre­mia solo chi por­ta consenso.

Tut­to il resto è iste­ria, mala­fe­de e noia.