Attività notturna per la Guardia Costiera ed il 118. Insieme hanno operato per salvare la…
Cronache semiserie da “Aspettando l’Asinello”
10/10/2025Cronache semiserie da “Aspettando l’Asinello”
Quando l’imprevisto va in scena, ad ogni replica c’è una sorpresa
Sabato alle ore 18.00 l’ultimo spettacolo: non perdetelo!
di Lucia Boldi
Ogni giorno, in piazza Cavour, la nostra piccola commedia dell’assurdo regala un imprevisto. Oggi alcuni palloncini, presi da un’improvvisa voglia di libertà, sono volati in alto nel cielo. Samuela, la nostra attrice speciale che interpreta il vento, si è spaventata e si è rifiutata di entrare in scena. Ma il destino del palcoscenico è fatto così: quando qualcuno esita, qualcun altro trova il coraggio.
È stata Marzia, una delle preziose collaboratrici dell’Albero Azzurro, a improvvisare un maestrale furioso: ha soffiato sulla scena con energia e cuore, trasformando la paura in forza e il caso in arte.
L’imprevisto è il nostro copione. Lunedì un attore ha deciso che il momento giusto per entrare in scena era quello, anche se non lo era affatto. E così, tra imbarazzo e sguardi preoccupati, ha fatto il suo ingresso con un minuto d’anticipo e una tenerezza infinita.
Martedì una folata di vento ha spazzato via il cartellone dello spettacolo, ma noi, impassibili, abbiamo battuto le mani come se fosse una scena prevista dal copione. E, per non farci mancare nulla, Gianni — la nostra colonna sonora vivente — ha dimenticato uno stacchetto musicale tra due scene. Per farsi perdonare, si è offerto di pagare la colazione per tutti (e nessuno ha opposto resistenza, naturalmente). Però l’indomani avevamo già cambiato idea perché sapevamo bene che qualcosa, a turno, l’avremmo sbagliata tutti.
Infatti mercoledì c’è stato un problema tecnico: una cassa scarica, poi un cavetto scomparso e quindi un solo microfono in servizio per dieci voci. Nessuno del pubblico si è accorto di niente, perché lo spettacolo — quello vero — era tutto negli occhi dei nostri attori.
E poi, il colpo di scena più comico: il cameraman, Nicola Ferrari, meticoloso e attento, aveva lasciato accanto all’unica cassa funzionante una clip con un piccolo “coniglio” (il microfono peloso). Una gentile presentatrice del CAI, credendo che fosse caduto, lo ha raccolto con cura… interrompendo così la registrazione audio dell’intera commedia!
Eppure, ogni volta, lo spettacolo va avanti.
Il teatro insegna questo: che l’imprevisto non è un errore, ma parte del copione della vita. Bisogna accoglierlo, sorridergli e continuare a camminare.
Aspettando l’Asinello, liberamente ispirato al capolavoro di Samuel Beckett, è sì un piccolo omaggio al teatro dell’assurdo, ma anche — e soprattutto — al teatro della realtà.
I ragazzi speciali dell’Albero Azzurro portano in scena se stessi, senza maschere, senza ipocrisie, mostrando ferite e fragilità, ma anche la forza luminosa di chi non smette di crederci.
E si sono divertiti, eccome. Si sono impegnati con una dedizione rara, e ognuno ha dato il proprio massimo.
Roberta, oltre che un’attrice nata, è una segretaria perfetta: mi ricorda ogni dettaglio di scena.
Luisa mi abbraccia spesso, e in quegli abbracci c’è tutta la complicità del mondo.
Quintina si sfoga raccontando i fatti della vita, e ogni volta la ascolto come fosse una pagina di romanzo.
Tony vuole indossare subito le orecchie dell’asinello e pare divertirsi come un bambino.
Samuela ama impilare le sedie: è la sua danza privata alla fine dello spettacolo.
Gianni attende con calma il suo turno, come chi sa che ogni cosa arriva al momento giusto.
Mariateresa tiene addosso il suo maglioncino fino a quando non tocca a lei entrare in scena.
Nino, con la sua sedia motorizzata, sembra un Agostini degli anni ’80 lanciato verso il traguardo.
E Giacomo, che non rinuncia mai al suo cappello e al bastone, trionfa quando intona U sciccareddu: il suo verso dell’asino fa impazzire il pubblico. E anche le tre asinelle vere, nel recinto accanto alla piazza Cavour, che drizzano le orecchie e battono le ciglia dei loro grandi occhioni come per rispondergli.
Venerdì 10 “Aspettando l’Asinello” non andrà in scena, sabato alle ore 18.00 ci sarà l’ultima replica.
La piazza sarà occupata da barbecue e padellate di spaghetti, così noi ci sposteremo di pochi metri, davanti al sagrato della chiesa.
Non mancate, perché Aspettando l’Asinello non è solo una commedia: è un viaggio collettivo fatto di vento, errori, risate, abbracci, piccoli miracoli quotidiani e tanto amore.
E alla fine, quando cala il sipario e restiamo lì, stanchi ma felici, capiamo tutti che la perfezione non abita qui.
Qui abita la vita.

Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.

