I ragazzi dell’Albero Azzurro e due laboratori che esaltano le tradizioni

28/07/2025 0 Di Giacomo Policardo

Due laboratori in cui si esaltano le tradizioni. Durante la mini vacanza, i ragazzi dell’Albero Azzurro hanno anche imparato come fare il pane e come fare le granite

Ecco il racconto del nostro Giacomo

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di Gia­co­mo Policardo

 Vi abbia­mo rac­con­ta­to in un pre­ce­den­te arti­co­lo di que­sta mini vacan­za fat­ta dai ragaz­zi spe­cia­li del­l’Al­be­ro Azzur­ro Pan­tel­le­ria alla fat­to­ria Rosa­rio Cari­mi. Ci sia­mo sof­fer­ma­ti in par­ti­co­la­re sul­la visi­ta degli ani­ma­li, di come sia­mo sta­ti feli­ci di poter­li toc­ca­re, odo­ra­re e visitare.

Oggi ci sof­fer­me­re­mo in par­ti­co­lar modo sui labo­ra­to­ri che sono sta­ti fat­ti. Nel pre­pa­ra­re il viag­gio abbia­mo dovu­to fare del­le scel­te, per­ché i labo­ra­to­ri era­no tan­ti, ma alla fine si è scel­to di fare il labo­ra­to­rio di pani­fi­ca­zio­ne e il labo­ra­to­rio del­la gra­ni­ta. Ecco che dopo che abbia­mo visi­ta­to gli ani­ma­li, sia­mo anda­ti a casa di Anna e Filip­po, una casa vera­men­te acco­glien­te, dove abbia­mo pran­za­to tut­ti insie­me e pri­ma del pran­zo ci sia­mo approc­cia­ti al pri­mo labo­ra­to­rio che era appun­to quel­la del­la panificazione.

Tut­ti noi con le mani in pasta abbia­mo pre­pa­ra­to del­le sof­fi­ce pagnot­te, ognu­no con del­le for­me diver­se, chi face­va il cur­ci­cla­to, chi face­va la pagnot­ti­na e tan­te altre for­me. Ci pia­ce sot­to­li­nea­re come la nostra miti­ca Rober­ti­na Bel­vi­si acca­rez­za­va quel pane come se dove­va acca­rez­za­re il viso di un bam­bi­no. Sem­bra­va che quel­le for­me di pane sor­ri­de­va­no al toc­co del­le sue mani­ne così deli­ca­te, ma nel­lo stes­so tem­po pre­ci­se, ha fat­to vera­men­te del­le ope­re d’arte.

Abbia­mo chie­sto ad Anna e sua mam­ma l’im­por­tan­za del pane di Castel­ve­tra­no, il modo in cui si fa. Loro ci han­no spie­ga­to che si pos­so­no sce­glie­re diver­se lie­vi­ta­zio­ni: lie­vi­ta­zio­ne len­ta e lie­vi­ta­zio­ne un po’ più velo­ce. Noi in quel caso abbia­mo fat­to la lie­vi­ta­zio­ne velo­ce, per­ché entro un’o­ra si dove­va infornare.

È sta­to vera­men­te bel­lo met­te­re le mani in pasta, spor­car­si di fari­na. Ci han­no spie­ga­to anche il tipo di fari­na che vie­ne usa­to, che si usa­va spe­cial­men­te in anti­chi­tà. La cosid­det­ta tum­mi­nia, che sono del­le fari­ne anti­che con cui i castel­ve­tra­ne­si e il resto del­la Sici­lia face­va­no degli otti­mi pani, come non ricor­da­re il famo­so pane nero di Castelvetrano.

La carat­te­ri­sti­ca di que­sto pane che abbia­mo fat­to in que­sta gior­na­ta è che non sono sta­ti mes­si dei semi, per­ché mol­to spes­so si arric­chi­sco­no i pani con del cumi­no o del sesa­mo, però maga­ri non si esal­ta real­men­te il sapo­re del­la fari­na, a cau­sa del con­tra­sto che que­sti semi­ni pos­so­no dare. Quin­di quel­la mat­ti­na sola­men­te acqua, sale e lie­vi­to. Si è deci­so di infor­na­re que­sto pane non nel for­no a legna, per­ché il cal­do era vera­men­te infer­na­le e quin­di abbia­mo deci­so di infor­nar­lo in un for­no elettrico.

Alla mia doman­da alla signo­ra Anna e a sua mam­ma, ma come lo infor­mia­mo? In manie­ra tra­di­zio­na­le o in manie­ra sta­ti­ca? Loro mi han­no rispo­sto asso­lu­ta­men­te in manie­ra tra­di­zio­na­le, quin­di non ven­ti­la­to, per­ché è il modo adat­to con cui si infor­na­no i pani. Quin­di impa­sta­to tut­to, aspet­tan­do che il pane lie­vi­tas­se, ci sia­mo approc­cia­ti a pran­za­re. Otti­me orec­chiet­te al pesto e anche orec­chiet­te al sugo di pomo­do­ro per chi non sup­por­ta­va e sop­por­ta­va l’o­do­re dei for­mag­gi. Per secon­do una coto­let­ta di pol­lo pana­ta con pata­ti­ne frit­te. Ecco che fini­to di pran­za­re, sia­mo pas­sa­ti al secon­do labo­ra­to­rio, la granita.

La gra­ni­ta fat­ta in modo anti­co. Come ci ha spie­ga­to Filip­po, sì, noi la pos­sia­mo fare anche a livel­lo indu­stria­le, abbia­mo le mac­chi­net­te, però con i bam­bi­ni che ven­go­no al nostro cam­po esti­vo abbia­mo fat­to que­sto tipo di labo­ra­to­rio: crea­re la gra­ni­ta in manie­ra anti­ca, con del ghiac­cio nel­le varie pen­to­le, in modo che le pen­to­le si raf­fred­da­no col ghiac­cio stes­so e sem­pli­ce­men­te acqua, suc­co di limo­ne e zuc­che­ro. Anche in que­sto caso io mi sono per­mes­so di for­mu­la­re loro una doman­da, ho chie­sto loro: ma non glie­ne met­te­te l’es­sen­za di limo­ne, le cosid­det­te fia­let­te? “No, asso­lu­ta­men­te no, per­ché si deve esal­ta­re, si deve sen­ti­re il suc­co dei limo­ni freschi.”

Per moti­vi di tem­po non abbia­mo potu­to assag­gia­re la gra­ni­ta che abbia­mo fat­to noi, ma come suc­ce­de in que­sti casi, tipo pro­va del cuo­co, la gra­ni­ta era già pron­ta, quin­di pre­pa­ra­ta da loro già la mat­ti­na pri­ma che noi fos­si­mo arri­va­ti. Bene, in que­sto arti­co­lo vole­va­mo rac­con­tar­vi anche i labo­ra­to­ri che si sono svol­ti alla fat­to­ria Rosa­rio Filip­po Carimi.

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