Non lasciamoli soli: riflessioni dopo la conferenza sull’Alzheimer del Rotary Club Pantelleria

Non lasciamoli soli: riflessioni dopo la conferenza sull’Alzheimer del Rotary Club Pantelleria

05/06/2025 0 Di Silvia Nemeckova

Non lasciamoli soli: riflessioni dopo la conferenza sull’Alzheimer del Rotary Club Pantelleria

La memoria dell’anima: un incontro per non dimenticare

di Sil­via Nemeckova

Saba­to 31 mag­gio 2025, nel­la sala con­si­lia­re del Comu­ne di Pan­tel­le­ria, si è tenu­ta la con­fe­ren­za sul­l’Al­z­hei­mer, orga­niz­za­ta dal Rota­ry Club.
Un even­to che ci ha pro­fon­da­men­te toc­ca­ti e fat­to riflet­te­re: que­sta malat­tia non riguar­da solo chi ne è diret­ta­men­te col­pi­to ovve­ro chi “non ricor­da” ma coin­vol­ge l’intera comu­ni­tà.

La nostra splen­di­da Mim­mi Pan­za­rel­la, orga­niz­za­tri­ce dell’evento, ci ha emo­zio­na­ti e com­mos­si con la sin­ce­ri­tà del­le sue paro­le e del­le sue lacri­me. Ci ha ricor­da­to quan­to que­sta malat­tia, così dolo­ro­sa e fru­stran­te, pos­sa toc­ca­re chiun­que. Non solo le per­so­ne mala­te, non solo i figli che si pren­do­no cura dei pro­pri geni­to­ri, i fra­tel­li, i paren­ti, gli ami­ci più stret­ti: riguar­da anche noi.

Sì, anche noi pos­sia­mo fare la dif­fe­ren­za. Con un gesto gen­ti­le ver­so un col­le­ga, un vici­no, o sem­pli­ce­men­te ver­so una per­so­na smar­ri­ta per stra­da, pos­sia­mo aiu­ta­re chi è con­fu­so a ritro­va­re, anche solo per un atti­mo, un sen­so di orien­ta­men­to, di digni­tà, di vici­nan­za. Pos­sia­mo far capi­re che non è e non sarà solo, nel­la pro­pria cri­si, nel pro­prio buio interiore.

La con­fe­ren­za è sta­ta ric­ca di spun­ti, offren­do una com­pren­sio­ne più pro­fon­da non solo del­la malat­tia, ma anche del vis­su­to quo­ti­dia­no di chi, con pazien­za e amo­re, si pren­de cura del­le per­so­ne affet­te da Alzheimer.

Si è par­la­to di come la malat­tia pos­sa mani­fe­star­si in modo improv­vi­so, e di come, poco a poco, diven­ti sem­pre più pre­sen­te, più invasiva.
Il mes­sag­gio che abbia­mo col­to è chia­ro e poten­te: ama­re il pro­prio lavo­ro è fon­da­men­ta­le, soprat­tut­to quan­do si ope­ra accan­to a chi soffre.

Desi­de­ro rin­gra­zia­re tut­ti i rela­to­ri inter­ve­nu­ti, che con pas­sio­ne han­no condi­vi­so le loro espe­rien­ze medi­ci, assi­sten­ti socia­li, ope­ra­to­ri aiu­tan­do­ci a com­pren­de­re quan­to sia impor­tan­te met­ter­ci il cuo­re.
Ci han­no mostra­to che, con dedi­zio­ne e uma­ni­tà, si pos­so­no com­pie­re pic­co­li, ma pre­zio­sis­si­mi miracoli.

A vol­te basta dav­ve­ro poco: un po’ di atten­zio­ne, un po’ di comprensione.

Abbia­mo impa­ra­to a guar­da­re oltre un atteg­gia­men­to osti­le, oltre il ner­vo­si­smo, la stan­chez­za, il dolo­re, la fati­ca, una rispo­sta sgar­ba­ta: die­tro quei com­por­ta­men­ti può nascon­der­si una sof­fe­ren­za pro­fon­da - tan­to da par­te del­la per­so­na mala­ta quan­to da chi se ne pren­de cura.

L’incontro è sta­to un’esperienza di gran­de valore.
Un’occasione di cre­sci­ta per­so­na­le e col­let­ti­va, che por­te­re­mo nel cuore.
Abbia­mo com­pre­so che non dob­bia­mo “can­cel­la­re” chi si com­por­ta in modo bru­sco o dif­fi­ci­le, ma piut­to­sto ascol­tar­lo, cer­ca­re di capir­lo, ten­de­re una mano.

Per­ché, alla fine, il vero signi­fi­ca­to del­la vita è que­sto: non lascia­re mai nes­su­no solo nel buio e nel disa­gio.
Abbia­mo tut­ti la respon­sa­bi­li­tà e il pote­re di esse­re luce nel buio di chi sof­fre.
Nem­me­no quan­do si per­de nel­la neb­bia del­la men­te. Nem­me­no quan­do sem­bra che non ci rico­no­sca più.
Esse­re pre­sen­ti. Esse­re luce. Anche solo per un attimo.

Rin­gra­zia­mo Mari­na Coz­zo per le foto.