La viabilità e i sentieri nel cuore del Parco Nazionale di Pantelleria

La viabilità e i sentieri nel cuore del Parco Nazionale di Pantelleria

02/03/2021 1 Di Andrea Govinda Tusa

La viabilità e i sentieri nel cuore del Parco Nazionale di Pantelleria

Trasformazioni, salvaguardia e gestione del patrimonio ambientale nel dibattito pubblico

di Andrea Govin­da Tusa

            I lavo­ri di amplia­men­to e di ripri­sti­no dei sen­tie­ri inter­ni al Par­co Nazio­na­le di Pan­tel­le­ria, ini­zia­ti pochi mesi fa e anco­ra ben lun­gi dal­l’es­se­re ulti­ma­ti, han­no susci­ta­to recen­te­men­te un dibat­ti­to mol­to vivo e inten­so nel­l’o­pi­nio­ne pubblica.

            In par­ti­co­la­re, è l’ul­ti­ma fase dei lavo­ri a esse­re sta­ta par­ti­co­lar­men­te con­te­sta­ta, ini­zial­men­te dai post su Face­book e dagli arti­co­li del­l’a­mi­co Pep­pe D’A­iet­ti, nota gui­da di Pan­tel­le­ria. Pep­pe, figlio del nota­io Ange­lo D’A­iet­ti, auto­re del testo “Il libro del­l’I­so­la di Pan­tel­le­ria”, da sem­pre pun­to di rife­ri­men­to per gli stu­dio­si e gli appas­sio­na­ti del­la sto­ria del­l’I­so­la, era per­so­na sti­ma­ta da mio padre in quan­to atten­to cono­sci­to­re e divul­ga­to­re del­la sto­ria e del­l’ar­cheo­lo­gia di Pan­tel­le­ria. Gli arti­co­li e i post di Pep­pe han­no inne­sca­to una rea­zio­ne a cate­na, e nei gior­ni suc­ces­si­vi sono usci­ti diver­si arti­co­li sul­le testa­te loca­li, sia di resi­den­ti che di fre­quen­ta­to­ri più o meno abi­tua­li dell’Isola.

            Pri­ma di scri­ve­re que­sto bre­ve arti­co­lo, ho volu­to osser­va­re coi miei occhi il risul­ta­to del­l’ul­ti­ma fase dei lavo­ri in que­stio­ne appe­na giun­to sul­l’I­so­la, e in segui­to ho volu­to ascol­ta­re i pun­ti di vista dei ver­ti­ci e del­l’uf­fi­cio tec­ni­co del­l’En­te Par­co. I lavo­ri ogget­to di pole­mi­ca sono sta­ti svol­ti con l’au­si­lio degli ope­rai del Comu­ne di Pan­tel­le­ria, sul­la stra­da che dal pas­so del Khal­ki sale per il Mon­te Gibele.

            La posi­zio­ne del­l’En­te Par­co è chia­ra. Si trat­ta di lavo­ri di inge­gne­ria natu­ra­li­sti­ca, che pre­ve­do­no l’al­lar­ga­men­to del­la car­reg­gia­ta e l’in­stal­la­zio­ne di strut­tu­re in legno e pie­tra, che rispet­tan­do l’ha­bi­tat e il pae­sag­gio cir­co­stan­te con­sen­ti­ran­no l’as­sor­bi­men­to e il dre­nag­gio del­le acque non­ché la via­bi­li­tà di mez­zi di soc­cor­so antin­cen­dio. Oltre alla neces­si­tà per i vei­co­li dei vigi­li del fuo­co di giun­ge­re age­vol­men­te nei boschi in caso di incen­dio, nel­la rela­zio­ne uffi­cia­le del Par­co i lavo­ri ven­go­no moti­va­ti con la volon­tà, in linea con la posi­zio­ne del Mini­ste­ro del­l’Am­bien­te, di resti­tui­re alla comu­ni­tà l’ac­ces­so sicu­ro al ter­ri­to­rio, con par­ti­co­la­re atten­zio­ne agli anzia­ni e alle per­so­ne disabili.

Si trat­te­reb­be quin­di di una sor­ta di “demo­cra­tiz­za­zio­ne” del­l’ac­ces­so alle zone più inter­ne e sug­ge­sti­ve del Par­co Nazio­na­le. Come si leg­ge nel­la rela­zio­ne uffi­cia­le “Inter­ven­ti di miglio­ra­men­to dell’accessibilità alla via­bi­li­tà fore­sta­le del Par­co Docu­men­to a cura dell’Ufficio tec­ni­co del Par­co Nazio­na­le”: «In que­sto qua­dro, il Par­co Nazio­na­le Iso­la di Pan­tel­le­ria pre­sen­ta note­vo­le inte­res­se ed è impe­gna­to nel­la rea­liz­za­zio­ne del “Sen­tie­ro dei Par­chi” secon­do lo spi­ri­to del­la “Car­ta Euro­pea del Turi­smo Soste­ni­bi­le”. Azio­ni, que­ste, vol­te al supe­ra­men­to del­le bar­rie­re archi­tet­to­ni­che, con l’obiettivo di crea­re per­cor­si e ini­zia­ti­ve spe­ci­fi­che per il miglio­ra­men­to dell’accessibilità del­le strut­tu­re e dei ser­vi­zi rivol­ti a tut­te le uten­ze. Tut­to que­sto si inse­ri­sce nell’iniziativa “Par­co­per­tut­ti: il pro­get­to di Turi­smo acces­si­bi­le e inclu­si­vo per le per­so­ne fra­gi­li, che pun­ta a por­re le basi affin­ché tale prin­ci­pio, anche per quan­to riguar­da le aree natu­ra­li pro­tet­te, ven­ga attuato. […]

Gli inter­ven­ti sul­la via­bi­li­tà fore­sta­le rea­liz­za­ti fino­ra, riguar­da­no la manu­ten­zio­ne ordi­na­ria che con­tem­pla, a tito­lo esem­pli­fi­ca­ti­vo, le seguen­ti tipo­lo­gie di inter­ven­ti: a) il livel­la­men­to del pia­no via­rio o del piaz­za­le; b) il rica­ri­co con iner­ti; c) la ripu­li­tu­ra e la risa­go­ma­tu­ra del­le fos­set­te late­ra­li; d) il trac­cia­men­to o il ripri­sti­no degli sciac­qui tra­sver­sa­li; e) il ripri­sti­no di tom­bi­ni e di attra­ver­sa­men­ti esi­sten­ti, la manu­ten­zio­ne del­la via­bi­li­tà fore­sta­le e del­le ope­re con­nes­se; f) la rimo­zio­ne di mate­ria­le fra­na­to dal­le scar­pa­te e la risa­go­ma­tu­ra loca­liz­za­ta del­le stes­se; g) il rin­sal­da­men­to del­le scar­pa­te con gra­tic­cia­te o vimi­na­te; h) il taglio del­la vege­ta­zio­ne arbu­sti­va, la pota­tu­ra del­la vege­ta­zio­ne arbo­rea e il taglio del­le pian­te sra­di­ca­te o peri­co­lan­ti; i) la sosti­tu­zio­ne del­la pavi­men­ta­zio­ne esistente. […]

Manu­te­ne­re la via­bi­li­tà esi­sten­te, non rea­liz­zan­do­ne nuo­va, con l’obiettivo di atte­nuar­ne l’impatto per­cet­ti­vo, è dove­re isti­tu­zio­na­le di que­sto Ente, nel rispet­to del­le pecu­lia­ri­tà ambien­ta­li e pae­sag­gi­sti­che e tenen­do pre­sen­te che que­sti inter­ven­ti neces­sa­ri per la sal­va­guar­dia dell’ambiente e del­la pub­bli­ca e pri­va­ta inco­lu­mi­tà, non inne­sca­no impat­ti irre­ver­si­bi­li, ma sono vol­ti al man­te­ni­men­to e la tute­la, anche inte­gra­le, dell’ambiente poten­do coniu­ga­re anche la con­ser­va­zio­ne e sal­va­guar­dia del­la bio­di­ver­si­tà. Il tut­to va valu­ta­to in un’ottica pia­ni­fi­ca­to­ria e in un oriz­zon­te tem­po­ra­le vol­to a garan­ti­re il man­te­ni­men­to del­lo sta­to cli­max (sta­bi­li­tà dell’ecosistema) dell’ambiente in un dato luo­go meri­te­vo­le di tutela.»

            Aldi­là del­le varie posi­zio­ni diver­gen­ti e spes­so con­tra­stan­ti, cre­do che que­sta pole­mi­ca abbia avu­to l’ef­fet­to di inne­sca­re un dibat­ti­to oggi più neces­sa­rio che mai, sul­le poli­ti­che di gestio­ne e di valo­riz­za­zio­ne del ter­ri­to­rio e del­l’am­bien­te natu­ra­le e pae­sag­gi­sti­co. A mio avvi­so si trat­ta di un sin­to­mo di una for­te neces­si­tà di par­te­ci­pa­zio­ne e di inte­res­se da par­te del­la cit­ta­di­nan­za, fino­ra trop­po scar­sa e pre­sen­te qua­si esclu­si­va­men­te sui social net­work. Al tem­po stes­so que­sto dibat­ti­to dovreb­be sti­mo­la­re il Par­co a incre­men­ta­re e dif­fon­de­re la sen­si­bi­liz­za­zio­ne e la comu­ni­ca­zio­ne sul ter­ri­to­rio. Il par­co deve fare asso­lu­ta­men­te più infor­ma­zio­ne e sensibilizzazione.

È neces­sa­rio avvia­re del­le atti­vi­tà di comu­ni­ca­zio­ne più inci­si­ve e ad ampio rag­gio, con­dot­te in modo mira­to e siste­ma­ti­co, al fine di chia­ri­re al pub­bli­co moda­li­tà e obiet­ti­vi di tali pro­get­tua­li­tà. È indi­spen­sa­bi­le lavo­ra­re per il coin­vol­gi­men­to del­la popo­la­zio­ne, non solo rispet­to agli inter­ven­ti che l’En­te Par­co ha inten­zio­ne di attua­re, ma anche e soprat­tut­to tra­mi­te dei pro­ces­si par­te­ci­pa­ti­vi che pos­sa­no con­vo­glia­re il più pos­si­bi­le le visio­ni e le volon­tà del­la comu­ni­tà in un pia­no di gestio­ne com­ples­si­vo del Par­co, con­di­vi­so dal­la mag­gio­ran­za del­la comunità.

Il nodo del­la que­stio­ne è pro­prio la diver­gen­za del­le posi­zio­ni dei vari atto­ri pre­sen­ti sul­l’i­so­la non­ché dei fre­quen­ta­to­ri abi­tua­li e di quel­li sta­gio­na­li. Dai vari com­men­ti e post sui social, non­ché dagli arti­co­li sul­le testa­te loca­li, si evin­co­no del­le posi­zio­ni radi­cal­men­te dif­fe­ren­ti e spes­so con­tra­stan­ti, rispet­to alla visio­ne del patri­mo­nio natu­ra­le e pae­sag­gi­sti­co del Par­co, così come rispet­to alla sua gestio­ne, nel­l’a­rea inte­res­sa­ta dai lavo­ri di viabilità.

Da una par­te l’am­bien­ta­li­smo puro, estre­mo e irre­mo­vi­bi­le di alcu­ni trek­kers e aman­ti del pae­sag­gio natu­ra­le e incon­ta­mi­na­to che avvol­ge i sen­tie­ri del­la zona. Come si leg­ge da un arti­co­lo su Pan­tel­le­ria News di Alber­to Zac­ca­gni, «Aven­do già dato il mio soste­gno alla pri­ma let­te­ra di Pep­pe D’A­iet­ti vor­rei pre­ci­sa­re qui il mio pen­sie­ro. Un par­co nazio­na­le avreb­be dovu­to siste­ma­re il per­cor­so come quan­do fu costrui­to. Quin­di in pie­tra. […] Pen­so che il com­pi­to del Par­co sia quel­lo di restau­ra­re e ripri­sti­na­re i per­cor­si e i sen­tie­ri ma anche i muret­ti, i ter­raz­za­men­ti, i giar­di­ni pan­te­schi, gli anti­chi frut­te­ti e orti che sono, tut­ti insie­me, il moti­vo per cui è diven­ta­ta Pan­tel­le­ria un Par­co nazio­na­le, non per rico­pri­re alla bene e meglio con ter­ra scip­pa­ta dai bor­di una vec­chia strada».

Dal­l’al­tro le posi­zio­ni uffi­cia­li e isti­tu­zio­na­li del­l’En­te Par­co. Tra i due poli, il com­ples­so e varie­ga­to dibat­ti­to pub­bli­co, ampli­fi­ca­to e spes­so distor­to dal­la com­ples­si­tà e dal­l’am­bi­gui­tà del­le moda­li­tà di espres­sio­ne e comu­ni­ca­zio­ne che carat­te­riz­za­no i social media, spes­so fuor­vian­ti e parziali.

Limi­tan­do­mi a espri­me­re una sin­te­ti­ca opi­nio­ne per­so­na­le, riten­go che l’im­pat­to visi­vo di que­st’ul­ti­ma fase dei lavo­ri tra il Khal­ki e il Gibe­le non sia indif­fe­ren­te. Se este­ti­ca­men­te non è sicu­ra­men­te un’im­ma­gi­ne che pos­sia­mo apprez­za­re, lon­ta­na da quel­la del pae­sag­gio pre­ce­den­te che ammi­ra­va­mo pri­ma dei lavo­ri, dob­bia­mo con­si­de­ra­re innan­zi­tut­to che si trat­ta di un lavo­ro com­ple­ta­men­te rever­si­bi­le. La natu­ra in poco tem­po rico­pri­rà i sol­chi e i segni del­le ruspe, e tor­ne­re­mo ad apprez­za­re il fasci­no e l’u­ni­ci­tà natu­ra­le di quei luo­ghi. Inol­tre dev’es­se­re chia­ro che si trat­ta sola­men­te del­la fase ini­zia­le dei lavori.

Il pro­get­to pre­ve­de infat­ti una serie di inter­ven­ti di inge­gne­ria natu­ra­li­sti­ca che inten­do­no ripri­sti­na­re la via­bi­li­tà inse­ren­do del­le vasche mobi­li per i mez­zi antin­cen­dio, e dei mate­ras­si assor­ben­ti in legno e in pie­tra per le acque reflue. Inol­tre, duran­te le mie inter­vi­ste è emer­sa la chia­ra volon­tà del­l’En­te Par­co di inse­ri­re un rego­la­men­to per limi­ta­re il traf­fi­co e l’af­flus­so di visi­ta­to­ri. Sola­men­te i vei­co­li auto­riz­za­ti potran­no sali­re sul mon­te. Tut­ti gli altri potran­no acce­de­re sola­men­te a pie­di o in bici. Tut­to ciò sarà garan­ti­to dal­la pre­sen­za del­le for­ze del­l’or­di­ne in col­la­bo­ra­zio­ne con il Parco.

In linea con il pre­si­den­te del Par­co, cre­do che le rifles­sio­ni vada­no fat­te a fred­do, non a cal­do, e soprat­tut­to nel qua­dro di una visio­ne d’in­sie­me che per for­za di cose ci obbli­ga ad aspet­ta­re la fine dei lavo­ri per pro­va­re ad abboz­za­re un giu­di­zio com­ples­si­vo del­le ope­re in cor­so. La cita­zio­ne del diret­to­re del Par­co di un inter­ven­to di Umber­to Eco, nel qua­le il gran­de filo­so­fo semio­ti­co dice­va “I social han­no dato dirit­to di paro­la a legio­ni di imbe­cil­li”, ci por­ta a ricor­da­re e sot­to­li­nea­re l’in­cre­di­bi­le poten­za dei social network.

Il pra­ti­ca­men­te qua­si tota­le acces­so ai social da par­te del­la popo­la­zio­ne, pro­du­ce un’in­fla­zio­ne di dati e di infor­ma­zio­ni invia­te e rece­pi­te da una miria­de di uten­ti. L’e­te­ro­ge­nei­tà dei com­men­ti che abbia­mo let­to rispec­chia d’al­tron­de la com­ples­si­tà e la varie­tà del­la real­tà socia­le di un’I­so­la che, oltre a stu­pir­ci ogni gior­no per la sua bio­di­ver­si­tà, per la sua bel­lez­za e la sua uni­ci­tà, è abi­ta­ta e fre­quen­ta­ta da per­so­ne estre­ma­men­te dif­fe­ren­ti per estra­zio­ne socia­le e iden­ti­tà culturale.