Francesco Incandela, violinista palermitano, dedica il nuovo brano a Gadir sull’isola di Pantelleria. Primo estratto…
Esce il video di ‘Gadir’ di Francesco Incandela. Pantelleria musa ispiratrice
11/11/2019Pantelleria musa ispiratrice di Francesco Incandela.
È uscito il video del brano ‘Gadir’ e Francesco ci racconta il fascino che l’isola ha esercitato su di lui: ‘Pantelleria è un posto che parla da sé, non ha nemmeno bisogno di essere raccontato.’
di Francesca Marrucci
È uscito finalmente il video di ‘Gadir’ di Francesco Incandela. Abbiamo già annunciato l’uscita del singolo circa due settimane fa, ora abbiamo raggiunto il violinista palermitano in occasione dell’uscita del video e gli abbiamo posto alcune domande sul perché ha scelto ‘Gadir’ come tema per il brano d’esordio del suo nuovo disco che s’intitola ‘Flow Vol. 1′. Prima di proporvi il video, ecco l’intervista al noto violinista che è rimasto ammaliato dall’isola e dai suoi silenzi, tanto da farne una musa ispiratrice.
Francesco, la prima domanda è d’obbligo: perché Gadir?
Il tema dell’acqua accompagna tutto questo nuovo lavoro, tutto il disco. Due anni fa ho visitato Pantelleria e ovviamente sono rimasto colpito dalla conformazione dell’isola. Unica, rispetto alle altre isole. C’è un tema che ricorre, nell’album e nel video legato a questo brano. Questo confronto, questa convivenza tra l’uomo ed il suo desiderio di protezione, questo desiderio di riempire lo spazio attorno a sé di colori, di palazzi per sentirsi più protetto, più sicuro, portato a confronto con la natura, laddove ancora conserva caratteristiche non legate all’azione dell’uomo. L’uomo che cerca di invadere sempre di più gli spazi. E il caso ha voluto che in questo viaggio a Pantelleria, la prima cellula melodico-ritmica da cui parte il brano, questi pizzicati che si sovrappongono, mi sia venuta in mente proprio a Cala Gadir. Avevamo affittato un motorino ed avevamo girato molto. Poi ci siamo fermati per un bagno e mi è venuta in mente proprio la parte che introduce e sviluppa il brano.
Allora importante è stato l’elemento acqua?
Non a caso il disco si chiama ‘Flow’, flusso.Da questa prima cellula ritmica si sono poi sviluppate altre idee, seguendo il flusso, il flusso dell’acqua. Mi ha incuriosito molto anche la storia di Gadir. Queste acque considerate benefiche sin dall’antichità e quindi questo ripetersi, anche in maniera ossessiva, nei brani e nelle varie idee musicali che riprendono le melodie del Mediterraneo, anche arabe, questo reiterare delle idee che si costruiscono per sovrapposizione, vuole essere anche un po’ un mantra, anche un po’ catartico. Un legame tra il flusso dell’acqua e il flusso del suono.
Ad un certo punto però il brano cambia ritmo…
Diventa più granitico, sì. In quel caso il legame è con il mare, ma soprattutto con la costa di Pantelleria. Il paesaggio di rocce è un paesaggio duro, che chiede rispetto. Che va esplorato con rispetto, in punta di piedi.
Oltre a Gadir come musa ispiratrice, cosa ti ha colpito di più del paesaggio pantesco?
I silenzi. Silenzio anche dove la gente va a mare. C’è questa forma di rispetto nell’entrare nelle vasche di Gadir che sono così calme, in punta di piedi, appunto, perché poi fuori il mare non è detto che sia così accogliente e calmo. Volevo dare anche l’idea di questo mare che è bello anche solo per essere guardato e noi non abbiamo sempre il dovuto rispetto per la natura che ci circonda e le sue durezze.
È una sorta di timore reverenziale che suscita questo posto… è come se ti dicesse: tu sei qui, ma non farti sentire troppo, perché c’è un equilibrio da rispettare. Questo l’ho trovato molto suggestivo e unico.
L’aggettivo unico è spesso applicato a Pantelleria, sia da chi la vive che da chi la visita, con tante accezioni. Tu che intendi per unica?
Beh, in tutta la Sicilia ci sono posti belli da vedere, posti in cui la natura è bellissima, ma arrivi e sei travolto dalla confusione del turismo. Trovare un posto così, unico nel suo genere, con questa roccia vulcanica dura, con questa forza… la bellezza di Pantelleria è davvero di grande ispirazione. E soprattutto questo silenzio… perché solo dal silenzio può nascere qualcosa. Unica per tutto questo.
Pantelleria musa ispiratrice. Ti era già capitato con altri luoghi?
Beh, Capo Zafferano, vicino dove abito io, nel palermitano. Al faro di Capo Zafferano ho avuto lo stesso input, perché l’acqua e la costa le vivo spesso, ma quando sono venuto a Pantelleria è stato qualcosa di diverso. Non mi aspettavo di trovare questi odori, questa atmosfera atavica, selvaggia, e la gente era sempre molto silenziosa e rispettosa del luogo… Pantelleria è un posto che parla da sé, non ha nemmeno bisogno di essere raccontato.
A questo punto sono previsti concerti a Pantelleria?
Il disco esce il 28 novembre per Tip Off Records, nuova etichetta discografica palermitana e mi piacerebbe suonare a Pantelleria. Perché no?
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.