Arturo Caravello: ‘A proposito di Area Marina Protetta a Pantelleria’

Arturo Caravello: ‘A proposito di Area Marina Protetta a Pantelleria’

13/10/2019 0 Di Redazione

Arturo Caravello (LNI Pantelleria) contribuisce al dibattito sull’Area Marina Protetta con questo suo scritto che fa il punto sulla situazione del mare intorno a Pantelleria, di come la popolazione dei fondali negli anni sia stata depauperata e l’inquinamento cresca in modo esponenziale.

Per questo l’Area Marina Protetta deve essere una priorità

 

Arturo Caravello

Artu­ro Caravello

Di tan­to in tan­to si ripren­do­no i discor­si sul­la crea­zio­ne di un’area mari­na pro­tet­ta a Pan­tel­le­ria. Sono già tra­scor­si più di tren­ta anni. A quel tem­po poche spe­cie alie­ne si era­no affac­cia­te alle nostre acque. Non si era­no mai visti gli onni­pre­sen­ti gran­chi cor­ri­do­ri atlan­ti­ci. Gli uni­ci bar­ra­cu­da che cono­sce­va­mo era­no i rari Luc­ci medi­ter­ra­nei varie­tà più pic­co­la dei cugi­ni tro­pi­ca­li ormai così dif­fu­si nel medi­ter­ra­neo. Le alghe bru­ne han­no inva­so in modo mas­sic­cio il nostro mare sosti­tuen­do gran par­te del­le alghe a noi note. La Posi­do­nia con­ti­nua a cede­re ter­re­no. La fisio­no­mia del fon­da­le è cam­bia­ta, irri­co­no­sci­bi­le. Mono­cro­ma, mono­to­na e desertica.
Le nostre pre­gia­te ostri­che scom­par­se da tem­po, per­fi­no gli onni­pre­sen­ti ric­ci ben­ché pro­tet­ti sono ormai rari e del tut­to assen­ti in lun­ghi trat­ti di costa (non dipen­de da pre­lie­vi ecces­si­vi visto che la scom­par­sa riguar­da anche la varie­tà non com­me­sti­bi­le). Tro­va­re un pol­po è da con­si­de­ra­re ormai un evento.
I fon­da­li sono dis­se­mi­na­ti del­le gran­di val­ve mor­te del­le “pin­ne nobi­lis”. Era­no con­si­de­ra­te un indi­ca­to­re di buo­na salu­te del­le acque. Le ara­go­ste ormai alli­gna­no solo in acque assai profonde.
Ai disa­stri ci si abi­tua, pur­ché acca­da­no gra­dual­men­te. Un pas­so alla vol­ta. La memo­ria del­la gen­te è cor­ta, cor­tis­si­ma. Il nostro mare se non pro­prio mor­to è di cer­to mori­bon­do. Il coman­dan­te Costeau ipo­tiz­za­va la mor­te del medi­ter­ra­neo entro l’anno due­mi­la, il mare resi­ste e sta impie­gan­do un po’ di più. Ma è fin trop­po evi­den­te che sia­mo agli sgoccioli.
Ton­ni e pesci­spa­da sono pie­ni di mer­cu­rio (non solo essi), metal­lo alta­men­te tos­si­co e pres­so­ché ine­li­mi­na­bi­le dall’organismo uma­no. I suoi effet­ti non sono imme­dia­ti e noi lo accu­mu­lia­mo ine­so­ra­bil­men­te pasto dopo pasto. Qua­si tut­te le spe­cie itti­che sono infe­sta­te da ver­mi paras­si­ti mol­to peri­co­lo­si. Ini­zial­men­te si cre­de­va che mezz’ora in un abbat­ti­to­re fos­se suf­fi­cien­te ad ucci­der­li, stu­di suc­ces­si­vi indi­ca­no in tre gior­ni in con­ge­la­to­re il tem­po mini­mo neces­sa­rio, meglio cin­que giorni.
Gli aman­ti del pesce cru­do faran­no meglio a dedi­car­si ai sur­ge­la­ti Findus!
Allo­ra è evi­den­te che e mol­to meglio cuci­na­re a dove­re i nostri pesci pie­ni di ver­mi per poi man­giar­ne a sazie­tà (pesci e ver­mi, intendo).
Men­tre il pesce scom­pa­re, spez­za­ti gli equi­li­bri, le medu­se inva­do­no a milio­ni le nostre coste, il bagno ormai si fa arma­ti di masche­ra e reti­no nuo­tan­do in fila india­na come su un cam­po minato.
Si potreb­be con­ti­nua­re a lun­go, ma il qua­dro sem­bra chia­ro a suf­fi­cien­za e non è il caso di anno­ia­re chi ha avu­to fin qui la pazien­za di leggere.
Mal­gra­do quan­to det­to si con­ti­nua a pesca­re e, i pro­fes­sio­ni­sti e i dilet­tan­ti super attrez­za­ti otten­go­no buo­ni risultati.
In real­tà si sta raschian­do il fon­do del­la bot­te. La tec­no­lo­gia appli­ca­ta al set­to­re nau­ti­co met­te ades­so chiun­que in con­di­zio­ne di recar­si con estre­ma pre­ci­sio­ne in luo­ghi un tem­po irrag­giun­gi­bi­li. Il siste­ma di posi­zio­na­men­to satel­li­ta­re con­sen­te di rag­giun­ge­re un sito sen­za ave­re nep­pu­re idea di cosa rap­pre­sen­ti­no quei “nume­ri“ che inse­ria­mo nel­lo stru­men­to che imme­dia­ta­men­te ci dà la rot­ta, la distan­za, il tem­po all’arrivo in fun­zio­ne del­la nostra velo­ci­tà effettiva.
Una vol­ta giun­ti sul sito moder­ni scan­da­gli elet­tro­ni­ci descri­vo­no per­fet­ta­men­te il fon­da­le mostran­do­ci pure i pesci men­tre un siste­ma auto­ma­ti­co ci man­tie­ne nel­la posi­zio­ne in bar­ba alla cor­ren­te al ven­to ed al moto ondoso.
Si pesca anche a gran­di pro­fon­di­tà con attrez­za­tu­re sofi­sti­ca­te strap­pan­do al mare pesci intro­va­bi­li fino a poco tem­po fa come, per esem­pio, gran­di cer­nie di fon­da­le che spes­so supe­ra­no i ses­san­ta chi­li e han­no anche mez­zo seco­lo di vita, len­te a ripro­dur­si non ven­go­no rim­piaz­za­te da nuo­vi esem­pla­ri. Crea­tu­re straor­di­na­rie per­du­te per sempre.
Degli sver­sa­men­ti indu­stria­li in mare, dei rifiu­ti d’ogni gene­re, dell’onnipresente pla­sti­ca e dell’inquinamento acu­sti­co occor­re­reb­be dilun­gar­si a par­te ma sono argo­men­ti di qui si par­la dif­fu­sa­men­te sul­la stam­pa e i mez­zi d’informazione in generale.
Nes­su­no al mon­do pos­sie­de la solu­zio­ne agli innu­me­re­vo­li attac­chi a cui il mare è sot­to­po­sto ma, for­se, si potreb­be inver­ti­re la cor­sa all’autodistruzione, ma sol­tan­to se ognu­no fac­cia la sua par­te, con­tri­bui­sca, ren­da testi­mo­nian­za. Ho usa­to la paro­la auto­di­stru­zio­ne non a caso, infat­ti sia­mo noi stes­si le vit­ti­me fina­li di tut­ti que­sti scempi.

Al mare non impor­ta nul­la del disa­stro ambien­ta­le che si sta pro­fi­lan­do e non solo per­ché non è un esse­re sen­zien­te ma per­ché la ter­ra ha già affron­ta­to più e più vol­te tre­men­di cata­cli­smi e aven­do a dispo­si­zio­ne miliar­di di anni si è rin­no­va­ta pro­du­cen­do nuo­ve spe­cie e nuo­vi ambien­ti. Il medi­ter­ra­neo si è total­men­te pro­sciu­ga­to ben due vol­te e di nuo­vo è risor­to. Sia­mo noi che non aven­do a dispo­si­zio­ne che que­sta bre­ve, mise­ra esi­sten­za abbia­mo biso­gno di que­sto mon­do dove vivere.
Assie­me al dott. Gui­do Pic­chet­ti ormai diver­si lustri or sono abbia­mo ela­bo­ra­to un pro­get­to di pro­te­zio­ne ambien­ta­le com­pren­den­te l’isola di Pan­tel­le­ria e il ban­co che por­ta il suo nome posto a set­ten­trio­ne dell’isola. Non mi dilun­ghe­rò nel­la descri­zio­ne del pro­get­to già ampia­men­te illu­stra­to pre­ce­den­te­men­te, mi limi­te­rò a dire che è inno­va­ti­vo rispet­to alle linee di soli­to adot­ta­te nell’istituzione dei par­chi mari­ni in quan­to pre­ve­de il recu­pe­ro di un’area degra­da­ta riqua­li­fi­can­do­la e l’inclusione di un ban­co sito in acque inter­na­zio­na­li che, dota­to di boe di deli­mi­ta­zio­ne dell’area “intel­li­gen­ti” dia­lo­gan­ti con un appo­si­to impian­to radar posto nel­la sta­zio­ne di con­trol­lo a ter­ra avvi­se­reb­be in caso di intru­sio­ne per un rapi­do inter­ven­to dei mez­zi di sor­ve­glian­za preposti.
I pae­si rivie­ra­schi, Tuni­sia, Mal­ta e Libia dif­fi­cil­men­te avreb­be­ro moti­vo per oppor­si all’iniziativa non aven­do inte­res­si spe­ci­fi­ci sull’area che è già di esclu­si­vo inte­res­se eco­no­mi­co dell’Italia, si obiet­ta che, al momen­to la dif­fi­ci­le situa­zio­ne di cri­si Libi­ca non ne fan­no un part­ner inte­res­sa­to alla que­stio­ne, cre­dia­mo al con­tra­rio che il gover­no di Tri­po­li coglie­reb­be l’occasione per affer­ma­re con un sem­pli­ce atto di assen­so la sua sovra­ni­tà da talu­ni contestata.
Pan­tel­le­ria rica­ve­reb­be dall’iniziativa gran­de lustro ponen­do­si alla gui­da di un inter­ven­to di straor­di­na­ria impor­tan­za apren­do la via alla pro­te­zio­ne dei ban­chi del cana­le che rap­pre­sen­ta­no un bios ecce­zio­na­le e un pol­mo­ne per l’intero baci­no mediterraneo.
Augu­ria­mo­ci che, una vol­ta per tut­te, l’amministrazione deli­be­ri in tal sen­so facen­do­si pro­mo­tri­ce di que­sta ago­gna­ta AREA MARINA PROTETTA DELL’ISOLA E DEL BANCO DI PANTELLERIA!

Artu­ro Caravello


Foto di pantelleriaisland.it